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Sacerdoti da 50anni, Messa d’oro: p. Costalonga e p. Rigodanza

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L’avventura della nostra classe iniziò negli anni ‘40 a Grumone, un paesino lambito dal fiume Oglio, in provincia di Cremona, dove i saveriani raccoglievano in una vecchia villa studenti del ginnasio desiderosi di pentare missionari.

Tutti noi ricordiamo quegli anni con struggente nostalgia per quell’aria di famiglia e di spirito d’avventura che i nostri educatori sapevano creare attorno a noi. Tra loro, c’erano i padri Azzolini, Pelizzo, Mainini, Luca, Beduschi, Chiari... A Cremona superammo brillantemente gli esami di ginnasio e partimmo per il noviziato.

"Come fate senza ragazze?"

Nel 1949, il Concilio Vaticano II era ancora di là da venire, e anche Papa Giovanni, naturalmente. Per noi, studenti saveriani che trascorrevamo l’anno di noviziato nella casa di Ravenna, le occasioni di contatto con le ragazze erano del tutto improbabili. Avevamo occasione di avvicinarle solo nelle feste liturgiche più solenni, quando il parroco invitava i saveriani a unirsi al coro della parrocchia.

Ci fu un periodo in cui alcuni giovani muratori frequentarono la nostra casa per i lavori di ristrutturazione. Ricordo la loro meraviglia nel constatare, per la prima volta in vita loro, che un gruppo di giovani dai 18 ai 20 anni, quali noi eravamo, potesse vivere senza frequentare le ragazze. "Ma voi come fate - ci chiedevano - a stare senza ragazze?".

Le nostre facce nel film

L’anno successivo passammo a Desio per i tre anni di liceo. Fu in quel periodo che venne tra noi p. Mario Frassinetti, un geniale regista saveriano impegnato nella realizzazione del famoso film "Il nido degli aquilotti", per il quale noi liceisti prestammo le nostre facce come attori e come comparse. Ne era protagonista il giovane vicentino Arnaldo Rigodanza.

Dopo l’anno di prefettato, trascorso da ognuno di noi in case perse, la classe si ritrovò a Piacenza per lo studio della teologia. Il primo anno, rettore della comunità era p. Pacifico Fellini. Ogni tanto, la sera, il buon Pacifico portava un gruppetto di studenti, a turno, a casa d’una gentile signora che possedeva un televisore. Correva l’anno 1954, e la RAI aveva iniziato le trasmissioni da pochi mesi.

Le scalate d’estate

L’austerità che guidava l’impegno nello studio era rotta dalle attività che svolgevamo nelle parrocchie. Trascorrevamo i mesi estivi in una miniera dismessa in valle Antrona, ai piedi del Monte Rosa. Indimenticabili le rischiose scalate compiute con il compagno di classe Angelo Costalonga, pentato un famoso fotografo e pittore. Superammo più volte i quattromila, con la vetta della Waismiss e la cima dello Stralhor.

Con l’ordinazione sacerdotale, com’è destino dopo ogni meta raggiunta, la classe si sciolse: chi ottenne subito la destinazione per le missioni e chi venne trattenuto in Italia per educare gli aspiranti saveriani o per fare animazione missionaria.

Educatori in erba e... in gara

Ai padri Cima e Zanchi toccò Vicenza; p. Costalonga ed io fummo destinati alla casa di Alzano. Fu così che tra le due coppie iniziò la gara di chi portava in casa più ragazzi. Una lotta avvincente, che durò anni. Ma non bastava reclutare giovani; bisognava impegnarsi a istruirli e formarli.

La casa di Vicenza aveva un vantaggio: l'aiuto straordinario di quella cara persona che era la pittrice Rina Parolin, che ogni anno accompagnava dai saveriani alcuni dei suoi allievi. Sono una trentina i suoi discepoli che hanno raggiunto il sacerdozio. Tra questi anche p. Angelo Costalonga.

Non voglio rivelare chi tra le due coppie vinse la sfida. L’amichevole rivalità finì nell’estate del 1960, quando p. Costalonga andò in Congo, poi raggiunto da p. Cima, e p. Zanchi salpò per il Brasile.



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