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S. Giuseppe e le redini dell’asino

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Non sono riuscito per Natale a scrivere la tradizionale lettera ad amici e conoscenti... Forse per la vecchiaia che avanza inesorabile! Ma, come sempre succede, arriva un messaggio di qualcuno, questa volta in dialetto siciliano, che mi rimette in sesto e mi permette di dire qualcosa, non dico di significativo, ma che almeno a me, suscita un ritorno alle mie radici, un sentimento di gratitudine oltre che di nostalgia di un tempo che, secondo il canto, non ritorna più. Riporto solo qualche strofa tradotta. Si tratta della novena di Natale, ma riguardando San Giuseppe, può andar bene per la festa del 19 marzo a lui dedicata, che si celebra il mese prossimo.

San Giuseppe era confuso per la strada che aveva da fare. E il tempo messosi male Ché si mise a nevicare. San Giuseppe camminava. E la redine tirava. La tirava lunga-lunga. San Giuseppe e la Madonna. “Sposa mia, cara signora, questa sera dove pernottiamo!? Chi ci respinger e chi ci rimanda. Andiamocene altrove”. San Giuseppe camminava. E la redine tirava. La tirava corta-corta. San Giuseppe nella grotta. San Giuseppe camminava. E la redine tirava. La tirava di continuo, San Giuseppe ed il Bambino.

La figura che mi impressiona nel canto è quella di S. Giuseppe. Mi sembra di vederlo tirare le redini dell’asinello, ora allungandole ora accorciandole... Quante volte da ragazzino mi è toccato fare la stessa cosa con l’asina di papà Paolo. Non avevamo ancora la cisterna di acqua piovana e si andava alla brivatura (abbeveratoio) della stazione a riempire le quartare (recipiente di terracotta) appunto con la scecca (asina). Oppure si raccoglievano i covoni di frumento o di fave, sempre a dorso di asina, povera bestia!

Penso sia stata l’ultima creatura che papà si è rassegnato a perdere, prima di ritirarsi definitivamente dalla campagna nell’appartamento in città. Ricordo che nelle mie ultime visite fatte a casa, prima della sua morte avvenuta nel 1989, era seduto nel seggiolone vicino alla finestra, aspettando il sorgere del sole. Quanta tenerezza e quanta saggezza... in quelle parole: “lu sule sta nascinnu! - Sorge il sole!”.
Chissà perché, quest’anno la figura di San Giuseppe mi fa pensare ai tanti padri putativi - come si diceva una volta - che pure ci sono in questo mondo senz’anima e senza cuore! Papà di “criação”, come si dice in portoghese, che prendono a cuore madonne e bambini di oggi, allungando o accorciando le redini dell’asino e facendo veri e propri miracoli per fare quadrare i conti a fine mese. Papà che durante questa benedetta pandemia hanno fatto i salti mortali per non fare morire di fame madonne e bambini. 

Infine, l’immagine di S. Giuseppe che “la ritina tirava, la tirava di cuntinu, S. Giuseppe e lu Bamminu!”. Mi piace l’immagine di S. Giuseppe che accudisce il Bambinello, mentre la Madonna dorme. Un caro saluto dalla parrocchia di Santa Rita da Cascia a Ourilândia.



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