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Ripartire senza voltarsi indietro

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Mentre scrivo, si intravede un ritorno alla “normalità”. Mi chiedo, però, se ce la ricordiamo bene la normalità e se davvero possiamo considerarla tale. Quante cose sono accadute dal marzo 2020 ad oggi! Più che mesi sembrano anni. Ciò che un tempo ci pareva comune, adesso fa scattare l’allarme: “Ma la mascherina non ce l’hanno… Sono troppo vicine quelle persone… Quanta gente tutta insieme… Laviamoci le mani e…”.

Adesso si parla di ripartenza, sorvolando volentieri sulle tante vittime economico-sociali che la nostra società, sopravvalutata e impreparata a questo genere di accadimenti, alla fine ha dovuto registrare. Si parla poco del disagio psichico, si dice che niente sarà mai come prima. Riflessioni che fanno pensare, altre invece fanno paura e noi in mezzo che non sappiamo più a chi credere. Si torna a mettere l'economia al centro e non ancora la persona al centro dell'economia. Tutta la nostra realtà politico-sociale ha mostrato le sue debolezze, assieme al coraggio e all’abnegazione di numerosi e silenziosi operatori di solidarietà e di bene. E noi? Come la mettiamo?

Ad un’Adorazione, organizzata dai presbiteri della nostra zona a maggio, c’era una preghiera di un grande sacerdote, grande davanti a Dio e anche a tanta gente: don Primo Mazzolari (13 gennaio 1890 - 12 aprile 1959), parroco di Bozzolo (MN). La preghiera dice così.
“Si cerca per la Chiesa un uomo capace di rinascere nello Spirito, ogni giorno. Si cerca per la Chiesa un uomo senza paura del domani, senza paura dell’oggi, senza complessi del passato. Si cerca per la Chiesa un uomo che non abbia paura di cambiare, che non cambi per cambiare, che non parli per parlare. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di vivere insieme agli altri, di lavorare insieme, di ridere insieme, di amare insieme, di sognare insieme. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di perdere senza sentirsi distrutto, di mettersi in dubbio senza perdere la fede, di portare la pace dove c’è l’inquietudine e inquietudine dove c’è la pace. Si cerca per la Chiesa un uomo che sappia usare le mani per benedire e indicare la strada da seguire.
Si cerca per la Chiesa un uomo senza molti mezzi ma con molto da fare, un uomo che nella crisi non cerchi altro lavoro, ma come meglio lavorare. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di morire per lei, ma ancora di più capace di vivere per la Chiesa, un uomo capace di diventare ministro di Cristo, profeta di Dio, un uomo che parli con la sua vita. Si cerca per la Chiesa un uomo”.

Don Primo Mazzolari parlava dei presbiteri, ma possiamo benissimo parlare di tutti gli uomini e le donne, i giovani e i ragazzi e le ragazze che possono davvero essere il nuovo lievito di una società che, a forza di rincorrere il proprio tornaconto, ha smarrito la strada della comunità, dell’insieme con. E chi pensa “ma io chi sono per lottare contro il mondo?”, don Primo in un'altra preghiera ci rassicura: “… Ci impegniamo senza pretendere che altri s’impegnino, con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. Ci impegniamo senza giudicare chi non s’impegna, senza accusare chi non s’impegna, senza condannare chi non s’impegna, senza disimpegnarci perché altri non s’impegnano. Ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci… C’è qualcuno o qualche cosa in noi - un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia - più forte di noi stessi...”.
Le parole di don Primo siano viatico per questo nuovo cammino che abbiamo intrapreso.



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