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"Insegnaci a contare i nostri giorni…" (Salmo 90,12)

A fine d'anno siamo stati inondati di calendari e di agende di ogni tipo. E' un modo per fare gli auguri. Calendari ed agende sono strumenti per misurare il tempo e programmarlo. Ci mettono davanti al dono e alla responsabilità del tempo e ci pongono una domanda seria: che cosa ci riserverà l'anno nuovo? Di che cosa riempiremo quelle pagine d'agenda?

Non lo sappiamo.

Non è un destino inevitabile

C'è chi confida negli oroscopi e ad essi si affida per intuire il futuro che gli sta davanti. Noi cristiani, più semplicemente, ci affidiamo a Dio che ha in mano i nostri giorni e la nostra sorte. Sappiamo che egli ci dona questo tempo per lavorare alla nostra salvezza. Tuttavia, anche noi sentiamo premere sul cuore la stessa domanda: come sarà l'anno nuovo? 

E' una domanda motivata e legittima. Tanto più che i segni non sono proprio consolanti. Il nostro non è un tempo di pace e di benessere per tutti. Basta che guardiamo il globo terrestre per contare le troppe guerre che lo insanguinano e il terrorismo che lo paralizza, per scorgere le zone rosse della fame, delle malattie, dell'analfabetismo e della povertà che affliggono troppa gente. 
Non sono miserie che accadono per caso; non sono un destino inevitabile.

Dio è nella carovana della storia

Da duemila anni la Parola della fede risuona: "Il Verbo si è fatto carne ed ha messo la sua tenda tra noi". Dio è entrato nella nostra carovana di pellegrini. La sua "carne", la sua umanità, è diventata il luogo dell'incontro, della nostra comunione con lui e tra noi, suoi fratelli e sorelle. 

Da duemila anni ormai la croce del Figlio di Dio fatto uomo è piantata fissa in mezzo alla corrente del tempo, segno di riconciliazione e di pace, sostegno della nostra speranza sulla terra. Gesù Cristo, l'Agnello immolato, è l'unico che sa decifrare la nostra storia (cfr Ap 5,9).

"Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). La sua presenza in mezzo a noi non cambia automaticamente i nostri giorni e non modifica il corso della storia, ma ci permette di essere missionari di speranza anche quando attorno a noi gli avvenimenti sembrano alzarsi minacciosi come un uragano tropicale che spaventa. 
   E' dunque ancora possibile sperare che la comunità degli uomini possa "contemplare la sua gloria" (Gv 1,14) che si dispiega in un mondo nuovo e riconciliato, dove tutti possono vivere insieme senza ingiuste discriminazioni. Dio ci offre ancora del tempo affinché ci impegniamo a costruire questo mondo diverso. "E' possibile un mondo diverso", un'Europa diversa, una città diversa. E ce ne ha anche dato il progetto: il Regno di Dio, apparso in Gesù di Nazaret. Dunque è possibile cambiare: ecco la nostra speranza.

Ma bisogna che ci crediamo

La storia, tragica e dolorosa, che si svolge sotto i nostri occhi ci porta a scoprire un aspetto della nostra identità cristiana e della nostra missione.

Siamo la sentinella che nel buio della notte scruta i segni di quel Regno che Dio ha già inaugurato nella Pasqua di Gesù e che noi accogliamo nella speranza. Il Regno è già presente, ma come in un seme che non ha ancora prodotto tutta la pianta. Noi abbiamo la missione di annunciare che "il regno di Dio si è fatto vicino", e che Dio ha messo la sua tenda tra noi.

Il nostro compito di cristiani per questo tempo è di coltivare la fede e la speranza. Siamo inviati come profeti sulle frontiere della speranza, responsabili del futuro che Dio non cessa di indicarci nel Crocifisso: solo in lui è la salvezza!

Eppure "se tu, Dio, non puoi aiutarci, tocca a noi difendere fino all'ultimo la tua casa in noi", scriveva Etty Hillesum, una giovane ebrea, nel mezzo della persecuzione nazista. Se Dio venisse meno, con lui verremmo meno tutti noi e il mondo intero. No, Dio non viene meno. Solo che Egli ci parla in modo sconcertante e coerente con il suo imperscrutabile mistero. 

Purtroppo succede che, per la paura e la sofferenza, qualche volta non osiamo più credere. Il vero problema è la nostra fede: "Quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà fede sulla terra?" (Lc 18,8).

La speranza da trasmettere è che Dio non si è addormentato né distratto. E' con noi nella stessa barca e conta i giorni e i tempi. Anche noi dobbiamo "contare i nostri giorni" e rimanere ad occhi aperti nella nostra storia, attivando la nostra fede. 

Il tempo è breve, ma (anche il 2003) è (già) pieno del mistero di Dio che ha messo la sua tenda in mezzo a noi.


In nota: Giornale "Missionari Saverini" - Direzione e Collaboratori:
  • Direttore responsabile: Domenico Milani.
  • Direttore: Marcello Storgato.
  • Redazione: Diego Piovani.
  • Gruppo redazionale regionale: Mario Ughetto (AN),  Leonardo Raffaini(BG),  Rosario Giannattasio (BS),  Dino Marconi (CA), Franco Bertazza (CO),  Sandro Parmiggiani (CR), Antonio Benetti (GE),  Claudio Codenotti (MI) , Roberto Salvadori (NU),  Emilio Baldin (PC-PR),  Agostino Clementini (RA), Mario Guerra (RC),  Andrea Rossi (RM),  Alessandro Brai (SA), Angelo Berton (TA), Domenico Meneguzzi (UD),  Franco Lizzit (VE), Giovanni Zaltron (VI).
  • Collaboratori: Gabriele Ferrari, Tea Frigerio, Alfiero Ceresoli, Silvio Turazzi , Massimiliano D'Aiuto.


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