Ribaltiamo la prospettiva: S. Guido e Luciano Grendene
Eravamo abituati a pensare a mons. Conforti con nostalgia e ammirazione per tutto ciò che aveva fatto di bene per il popolo di Parma e inviando i missionari nel mondo. Ora egli è santo. "Santo" significa semplicemente che è in paradiso e che è vivo.
Sappiamo per fede che quando Gesù tornerà per giudicare i vivi e i morti, porterà con sé l'intera schiera dei santi. Tra loro, san Guido Conforti troverà il modo di inserire tutte le persone che sono andate in paradiso grazie ai suoi missionari: un popolo innumerevole di ogni tribù, lingua e nazione, come grani di sabbia sulle spiagge del mare.
Apriamoci alla speranza
Il 5 novembre, festa di san Guido, dobbiamo pregare per lui come una persona cara che abbiamo perso per sempre, o dobbiamo invocare il suo aiuto? Dobbiamo raccontare a lui come vanno le cose di qui, o dobbiamo lasciare che lui ci racconti come sono le cose di là?
San Guido capovolge e scompiglia il nostro modo di pensare ai defunti. La sua voglia di raccontare quello che c'è di là è più grande del bisogno che noi sentiamo di pregare per il suo riposo eterno.
Allo stesso modo, dobbiamo pregare Dio solo perché conceda il riposo eterno ai nostri cari defunti, oppure dobbiamo pregare loro perché vengano a scaldarci il cuore con i racconti del loro mondo? Ringraziamo san Guido per la speranza alla quale ci apre mente e cuore.
Luciano e il senso della vita
Questa rivoluzione nel modo di rapportarci ai morti è divenuta più chiara leggendo la storia di Luciano Grendene, nipote del nostro p. Giuseppe Caretta. Dal mese di agosto siede accanto a san Guido, alla mensa di Abramo.
Luciano è morto a soli 56 anni, dopo aver provato la sofferenza morale e fisica: la moglie lo ha lasciato; e in seguito, una malattia terribile lo ha inchiodato in carrozzella. Sul senso della vita e della morte Luciano ha scritto 24 libri. Quello che noi impariamo da san Guido sulla morte, Luciano l'aveva messo nero su bianco durante la sua infermità.
"Se Dio vuole così, così sia"
In questo mese di novembre, condividiamo con voi alcuni pensieri di Luciano, che vanno oltre ogni tempo. "Che si chiami Bepi o Toni poco importa; la mia è una malattia neurodegenerativa inarrestabile, progressiva e devastante, che porta allo sfacelo del corpo. Se Dio vuole così, così sia. Poiché nella mia situazione vedo come unico bene, che mi libererà da tutti i mali, sorella morte corporale...".
"Se la Trinità Santissima ha deciso di ritirare prematuramente il dono della vita terrena, è perché vuole elargire con anticipo il dono più grande della vita celeste".
"Con il mio spirito sarò in ogni brezza, in ogni tempesta, in ogni rugiada, in ogni luna piena; perché il mio spirito ama la bellezza per sempre".