Quelle risposte concrete e spontanee di ogni giorno
La comunità saveriana di Salerno è stata coinvolta nell’emergenza causata dalla guerra in Ucraina con due azioni significative. Una prima risposta si è concretizzata mettendo a disposizione il salone più ampio della casa e avendo collocato due container nell’ampio parcheggio per far affluire gli aiuti, generosamente donati da singoli, gruppi ecclesiali e non solo, che poi sono stati inviati in Ucraina.
L’Hub è coordinato dalla Chiesa cattolica ucraina del Sud Campania, attraverso il suo responsabile don Ivan Boryn, e dall’associazione Migrantes, presieduta da Antonio Bonifacio, laico saveriano. È impressionante vedere il ritmo e la serietà delle persone che si alternano nel loro tempo libero, impacchettando e smistando il tutto. Sono già partiti due tir, lunghi dodici metri, e cinque grandi pullman stipati di merci. Quest’ultimi sono tornati carichi di profughi.
La risposta comunitaria alla missione che bussa alle nostre porte è continuata nella scelta, sentita e convinta, di accogliere una famiglia formata da nonna, figlia e tre nipoti: una ragazzina di dieci anni e due bimbi, uno di poco più di quattro e l’altro di un anno. Con nostra grande sorpresa, la ragazza partecipa, ogni giorno, in Dad a tre-quattro lezioni dall’Ucraina. Un paese in guerra riesce a fare tutto ciò? Dovrebbe farci riflettere.
Le aspettative dei nostri ospiti sono orientate a un ritorno il più rapido possibile in patria, ma sono consapevoli che la guerra sarà lunga e non di facile soluzione. Provengono da una città situata non lontano dalla frontiera con la Russia, pertanto, questo conflitto ha lacerato una serie di rapporti personali e di buon vicinato.
Per loro, è fondamentale apprendere la lingua italiana. Finora, l’unica comunicazione avviene attraverso il traduttore di Google. È un’operazione faticosa che non permette di andare molto in profondità. Da ciò che ci siamo scambiati, abbiamo percepito che sono una famiglia di un ottimo livello culturale, consapevole di dover difendere il futuro di un Paese libero, indipendente, con una ricca storia, cultura e una lingua da salvaguardare. Una espressione mi è sembrata significativa: “La lingua è l’anima di un popolo, quando conosceremo la vostra lingua vi conosceremo veramente; per ora vediamo che siete un popolo generoso”.
Abbiamo appreso che sono arrivati attraverso la Polonia, hanno superato le difficolta incontrate con l’audacia data dalla disperazione e con aiuti provvidenziali. Avevano come riferimento un lontano parente a Mercato San Severino e si sono mossi in quella direzione. Fortunatamente, si è presentata, per loro, l’opportunità di un trasporto verso il Sud Italia e così hanno raggiunto Salerno. Lentamente, la comunicazione si arricchisce non tanto di parole, ma di numerosi, piccoli e profondi gesti di condivisione.
Domenica 3 aprile, a margine del ritiro mensile del Laicato saveriano, abbiamo organizzato una grande tavolata della famiglia saveriana (tre missionari, una saveriana e una ventina di laici). Il menù ucraino, ovviamente, è stato apprezzato anche dai buongustai italiani. Intanto, in una sala accanto, nonostante la barriera linguistica, i bambini riuscivano a giocare fraternamente.
Abbiamo in progetto un Grest, nel mese di giugno, tra ragazzi/e italiani e ucraini, eventualmente allargato ad altre etnie presenti a Salerno. È la missione che bussa alle nostre porte! A noi spetta rispondere giorno dopo giorno con spontaneità e concretezza.