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Quarantasei anni del servo di Dio P. Uccelli

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Nella casa del padre

Un tributo alla grande figura del missionario Saveriano nel suo 46mo anniversario è riscoprire la sua profonda intesa con s. Giuseppe, compagno inseparabile, complice fedele delle sue imprevedibili imprese. Padre Franco Teodori, nella sua pubblicazione "Virtù e opere del servo di Dio p. Pietro Uccelli", tratteggia con fresca maestria questo aspetto del personaggio, suo maestro negli anni verdi.

“Un capitolo a parte potrebbe avere il quadro delle devozioni di p. Uccelli. Ma la devozione principe e per la quale si è fatto un nome era quella per s. Giuseppe, sposo di Maria Vergine, e padre putativo di Gesù, protettore della s. Chiesa, lavoratore ed economo di Nazareth e dell’Istituto Saveriano.

Quando ne parlava, ce lo prospettava come esempio di fede, di obbedienza, di purezza, di amore a Gesù e alla Madonna, di lavoratore indefesso, di animo silenzioso ed umile, di docilità alla grazia e, soprattutto, di "santo della Provvidenza", di dispensatore, d'accordo con la Madonna e Gesù, di tutte le grazie. Il "pellegrinaggio" che con frequenza facevamo alla piccola statua, suscitava in me, vicino ad una certa curiosità, una vera devozione, anche per la sequela di miracoli che si dicevano operati sul piano economico e su quello religioso.

Non era raro che le suore venissero ad avvisare p. Uccelli che mancava il pane o il companatico. E p. Uccelli, seduta stante, con la preghiera che rivolgeva al suo santo economo, metteva ai piedi di s. Giuseppe e alla scritta S. Gmseppe, “pensateci Voi", un po' di quello che s’invocava avere e immancabilmente la supplica veniva esaudita.

Parroci e persone private di ogni categoria si rivolgevano a S. Giuseppe, e p. Pietro o appiccava alla statuina la lettera di richiesta o traduceva la domanda in un biglietto (che pareva più che una supplica, un "foglio di ordini") o addirittura  metteva il fac-simile della cosa richiesta nel piattino, così che a volte trovavansi esposti gli oggetti più impensati, che attiravano la nostra curiosità, ma che alla fine suscitavano commozione e fiducia in s. Giuseppe.

Assistevamo a veri miracoli. A poco a poco però mi feci una convinzione: i miracoli che Dio faceva nell'ordine materiale e che p. Uccelli attribuiva alla bontà e potenza interceditrice di s. Giuseppe, in realtà li faceva lui, concessi da Dio in vista della sua grande fede e dei meriti accumulati, nascondendosi però all'ombra di s. Giuseppe.

Prendendo le redini della Scuola Apostolica di Vicenza e trovandosi agli inizi in seria difficoltà economica per l'assestamento della Casa e il mantenimento dei giovani studenti, iniziò apertamente il suo fiducioso ricorso a s. Giuseppe che non lo deluse, e al quale p. Uccelli riuscì ad erigere nella sua anima e nel cuore di tanti un monumento di perenne riconoscenza.

La statua di s. Giuseppe con il bambino Gesù in braccio era sempre illuminata ed ornata e sovraccarica di biglietti e oggetti: l'aveva messa in saletta sotto il portico, un luogo facilmente accessibile per chi veniva da fuori ad implorare la Provvidenza. La statua era di modesta fattura, ma il volto di s. Giuseppe era molto espressivo; per di più una mano sua teneva un piedino di Gesù che ogni volta che un devoto recitava una preghiera, s. Giuseppe dovesse stringere il piedino per richiamare l'attenzione di Gesù, e quasi dava gli ordini da eseguire, se no lo avrebbe fatto strillare!

Il 12 aprile 1924 p. Uccelli aveva la gioia di comunicare al Fondatore, Beato Guido Maria Conforti: "Ho il piacere di dire a Vostra Eccellenza che abbiamo incoronato la statuetta di s. Giuseppe con un'aureola d'oro, e così pure il bambino Gesù. Il lavoro, a dirlo io, è riuscito bello, semplice, ma molto elegante e pregevole".



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