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''Quale Gesù In Europa?'', Missionari e missionarie si interrogano

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Dal 5 all'8 gennaio 2012 abbiamo avuto una settimana di approfondimento culturale, teologico e missionario su "Quale Gesù oggi in Europa?". Nella casa saveriana di Tavernerio (Como), eravamo una sessantina di missionari e missionarie, che lavoriamo in Italia e in Spagna.

È stata un'esperienza interessante, con tante relazioni, tavole rotonde, lavori di gruppo, preghiera...  La settimana ha offerto risposte e stimoli all'evangelizzazione attuale nel nostro continente che, a detta di tutti, è in una fase di grossa difficoltà di intesa tra la società e il cristianesimo, le chiese e le religioni, a partire dalla comprensione della Persona umana e divina di Gesù.

Capire il cambiamento

Ci accorgiamo tutti che le cose e le generazioni sono cambiate. Una certa religiosità pur bella, ereditata dalla tradizione secolare, oggi è vista con indifferenza soprattutto dai giovani, molti dei quali sono assenti, increduli, critici della chiesa. Lo vediamo nelle nostre stesse famiglie.

Ben dieci relatori ci hanno parlato con competenza su aspetti diversi della stessa problematica: un filosofo, un esperto in ebraismo e un altro in buddhismo, un relatore sull'America latina, un pastore evangelico e uno pentecostale, un biblista e un parroco, una missionaria e un missionario.

Per una vita di qualità

Ci siamo riuniti anche in gruppi per i "laboratori", con l'obiettivo di fare alcune proposte concrete per la missione oggi in Italia e in Europa. Per esempio si è detto di accogliere i senza-tetto nei nostri spazi; di denunciare gli abusi del capitalismo sfrenato nell'economia di mercato e nella speculazione finanziaria; di fare attenzione alla retrocessione dello stato sociale e alla negazione dei diritti umani.

Ma si è parlato anche di temi ecclesiali: il dialogo ecumenico e interreligioso; la pari importanza delle donne negli ambiti pastorali, sociali, culturali e politici; l'animazione della chiesa locale, per aiutarla a diventare più accessibile alla gente e a coloro che sono in difficoltà.

 Occorrerebbe alleggerire le strutture, intensificare le relazioni umane; mescolarci di più con gli immigrati e valorizzare le diversità; rilanciare l'evangelizzazione con il "primo annuncio" del vangelo (kerigma); non porre eccessiva enfasi sui numeri, ma sulla qualità della nostra vita e testimonianza cristiana.

Domande a cui rispondere

Il saveriano p. Gabriele Ferrari, nella sua ricca relazione, ha messo in luce gli interrogativi sulla missione oggi in Europa, a partire dalla missione stessa di Gesù, che stava con i poveri e i malati, i peccatori e gli emarginati.

E la chiesa? E noi? Ci accostiamo alle altre religioni, presenti tra noi negli immigrati?

Non dobbiamo giudicare né avere preconcetti; ma capire, aiutare, perdonare... Siamo chiamati a realizzare una vita evangelica, a essere testimoni del Regno. La vita religiosa è una scelta che tocca il fondo della nostra persona ed è percepibile da coloro che ci circondano e incontriamo; una vita che è libera dalle tentazioni del potere religioso, economico, politico.

Occorre evangelizzare. Occorre una chiesa più viva, più giovane e con giovani leader, con più spazio alle donne, più laica, accogliente e dinamica, anche nelle celebrazioni... La chiesa deve'essere più universale, aperta alla missione, alle ricchezze religiose, ai drammi degli altri popoli vittime dell'ingiusta povertà. Dobbiamo impegnarci per la giustizia, per i diritti dei poveri, per l'ecologia, per una politica sana e responsabile...

Insomma, la settimana è stata molto utile e stimolante per noi missionari e ci ha indicato piste nuove per l'evangelizzazione a partire dalla riscoperta di Gesù di Nazareth, povero e rivoluzionario dell'amore.



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