Per fare la cosa giusta: Consumare di più o spendere meglio?
L'estate che sta finendo è stata contrassegnata da una preoccupazione, ripetuta fino alla noia nei discorsi economici e politici e frequente nelle conversazioni della gente: i consumi si sono ridotti, bisogna consumare di più.
Una specie di dogma laico: per rilanciare l'economia e il benessere generale bisogna consumare di più.
Lo dicono tutti, i promotori del libero mercato e anche i cosiddetti progressisti, di destra e di sinistra. Non usciremo dalla crisi che incombe sul nostro futuro se non si rilanciano i consumi. L'indicatore, che come un termometro misura il rilancio economico, è il pil: le famigerate tre lettere che stanno per "prodotto interno lordo", la somma di tutte le produzioni in un paese. Se il pil sale, il paese sta bene; se scende siamo alla crisi e alla stagnazione e quindi al sottosviluppo. Non contano altri elementi culturali, sportivi o altro; ciò che conta è il pil. Insomma, siamo davvero messi male.
Tessera e robin tax
Quest'estate c'è stato un calo di presenze nelle località turistiche; le vacanze sono state più brevi; la gente fa la spesa calcolando bene quello che deve comprare; tanti prodotti superflui sono rimasti sugli scaffali dei negozi. È stata emblematica la proposta del ministro dell'economia di inserire nella legge finanziaria quella che è già stata battezzata la "tessera annonaria".
Siccome ci sono persone che non riescono ad arrivare a fine mese, soprattutto pensionati con la minima, si propone di dare loro non un aumento di pensione, ma un buono per acquistare pane, verdura e carne, perché non si sa mai che qualcuno, invece di consumare, pensi magari a risparmiare! I carburanti costano troppo? Ecco la cosiddetta robin tax sui petrolieri, anche se questi la faranno poi pagare agli autisti. L'importante è che si continui a consumare e a spendere.
Ma che figura...!
A costo di far la figura dei retrogradi sottosviluppati, vogliamo dire che questi inviti a spendere di più non ci piacciono, e sentiamo che questa crisi, pur pesante e dolorosa, dovrebbe essere un'occasione provvidenziale per riflettere e cambiare registro, per razionalizzare i nostri consumi e puntare alle cose essenziali. Non si tratta di ridurre le spese necessarie (e quali esse siano, lo sappiamo tutti). Ma forse il nuovo iPhone della Apple, i viaggi in località trendy dove vanno anche i vip, le magliette griffate e lo zainetto nuovo, o la suv che consuma il doppio... li dovremmo lasciar perdere e ci renderemo conto che si può vivere ugualmente bene.
"Eh, ma così i ragazzi si lamentano di fare una figura meschina tra i coetanei...". La posta in gioco è molto più di una brutta figura, che passa subito. Questa crisi che interessa il mondo occidentale e che si ripercuote negativamente sul resto del mondo, ci ha messi davanti al muro delle nostre responsabilità. Molte volte abbiamo sentito che è ora di ridurre i consumi, anche perché il mondo non può mantenere questo ritmo di spesa e di spreco.
Una tossicomania
Da parecchi anni gli studiosi d'economia vanno dicendo che la super produzione e i consumi sfrenati, con relativo sfruttamento delle risorse non rinnovabili e conseguente inquinamento, preparano il collasso del pianeta. Perciò è auspicabile un rallentamento della produzione e dei consumi per arrivare a uno sviluppo industriale sostenibile. Ma chi ascolta questi "profeti di malaugurio"?
Il sociologo Serge Latouche afferma che il nostro mondo occidentale è affetto da "tossico dipendenza da pil". Il nostro mondo è malato di un consumismo "folle", perché coesiste con milioni di persone che muoiono di fame e non hanno un cartone sotto cui ripararsi. Non possiamo dimenticare che le risorse del mondo non sono infinite, e nessuno ha il diritto di permettersi il futile, quando molti non hanno neppure l'indispensabile: è questione di solidarietà e di equa distribuzione.
Ci domandiamo: perché costruire automobili sempre più potenti, quando si sa che non potranno correre ad alta velocità? E il consumismo alimentare? Quante centinaia di tonnellate di pane e altri alimenti finiscono ogni giorno nei cassonetti! E le emergenze rifiuti?
Quanti imballaggi, pubblicità e strumenti vari che non si sa più dove buttare!
È tempo che ritroviamo quello stile di vita "più austero" di cui parla l'enciclica missionaria Redemptoris missio (n.59). E noi cristiani siamo sfidati a coniugare il "non di solo pane vive l'uomo" con l'altrettanto evangelico "ogni uomo è mio fratello"