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Riflessione per la Giornata missionaria

Alla fine di luglio, il presidente della Repubblica italiana ha insignito il direttore dell'agenzia di notizie missionarie Misna dell'onorificenza di grand'ufficiale della Repubblica. Anche se non corriamo dietro a questo genere di riconoscimenti, non possiamo nascondere che il gesto del presidente Ciampi ha particolarmente toccato tutti noi.

Parola di Ciampi: “siamo orgogliosi di voi”

Egli ha affermato che "l'Italia è orgogliosa dei suoi missionari per la loro testimonianza di carità, ma anche per il loro valore civile". Ha motivato la sua fierezza dicendo che molte delle informazioni che abbiamo sulle vicende tragiche del mondo "vengono dai nostri missionari".

I quattordicimila missionari italiani svolgono un ruolo molto delicato e necessario in quest'epoca di globalizzazione. Non annunciano solo il vangelo; non solo mettono in piedi comunità di fraternità (Erri De Luca ci ha chiamati "una fabbrica di fraternità"). Cercano anche di essere come una cerniera che tiene insieme il Nord e il Sud di un mondo che, a causa della globalizzazione economica e politica, rischia di andare in pezzi lasciando andare alla deriva, nel silenzio e nell'indifferenza dei più, quei popoli che non riescono a tenere il passo di uno sviluppo rapido e unilaterale.

La Misna dà informazioni

Se tra la gente nel nostro paese c'è ancora attenzione e sensibilità ai problemi dei poveri (e, grazie a Dio, ce n'è tanta), se si parla ancora di Africa, quando i Grandi del mondo la ignorano nell'elaborazione dei loro programmi, questo dipende in gran parte dall'informazione che fanno i missionari.

Se il presidente della Repubblica ha affermato che "l'Europa deve occuparsi di più dell'Africa", ciò si deve anche alla vigile attenzione con cui l'agenzia degli Istituti missionari italiani Misna informa gli italiani. Un giorno mi sono trovato anch'io nella lista nera del governo del Burundi come un informatore dell’agenzia Misna. Era vero!

Non ha senso di vantarci di questi meriti, perché tutto viene dalla grazia del Signore ed è, come dice san Paolo, di Lui e in Lui che semmai ci dobbiamo vantare, che ci ha chiamato e ci ha aperto gli occhi e gli orecchi per vedere l'urgente bisogno di vangelo che c'è nel mondo. Ma siamo contenti di notare che qualcuno si ricorda del lavoro che facciamo per il mondo.

Nel mondo, con il cuore di Gesù

Molti, parlando del mondo, fanno del catastrofismo a buon mercato. Vi vedono solo nemici, senza metterci poi neppure un dito. Altri ignorano il mondo e lo sfruttano solo per i propri interessi. Noi missionari possiamo dire d'essere nel mondo con il cuore di Gesù.

C'è una parola nel vangelo che è molto severa: "Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo. Poiché voi invece non siete del mondo, per questo il mondo vi odia" (Gv 15,18-19).

Gesù vuole alimentare la nostra fiducia e la speranza. Quando dice che non siamo del mondo, vuol dire che noi non siamo dal mondo. Non veniamo cioè dal mondo e non abbiamo la maniera di pensare del mondo, perché siamo da Dio, cioè veniamo da Lui, siamo fatti da Lui, e non siamo stati plasmati dal mondo. Ma noi vogliamo essere nel mondo e anche del mondo, nel senso che viviamo in mezzo alla gente. Apparteniamo alla gente, siamo a suo servizio, fino a condividerne il destino, fino a spendere tutta la nostra vita per la nostra gente. Perché così ha fatto anche Gesù.

Fino a dare la vita

Condividiamo volentieri con voi, cari lettori, questa riflessione alla vigilia della Giornata missionaria mondiale. E' l'occasione per riconoscere il bene che facciamo e anche la distanza che ci separa dalla realizzazione perfetta della nostra vocazione. Vogliamo vivere nel mondo senza lasciarci conformare alla sua logica di profitto e di potere ad ogni costo, come ci ha insegnato il Papa in Sollicitudo rei socialis.

La logica cristiana e missionaria è quella della solidarietà con il mondo, che ha bisogno di essere salvato e di raggiungere quella pienezza che viene da Dio. E’ un dono di cui noi, missionari e non missionari, siamo responsabili davanti a tutti i nostri fratelli che non conoscono ancora il loro Salvatore.

Questa è l'avventura cristiana di noi missionari. Quella per cui siamo pronti a dare la nostra vita.



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