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Pasqua dell’accoglienza

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È Pasqua ed è tempo di auguri. Noi, saveriani di Tavernerio, inseriamo gli auguri in un’esperienza di accoglienza che abbiamo iniziato, per assecondare le richieste pastorali del papa.

Coraggio e generosità

Francesco ha lo stile concreto, diretto, del pastore. Sa bene che in questo nostro mondo pieno di conflitti vivono uomini e donne che portano in cuore sangue buono e che possono dare molto. Per questo motivo, si prende il coraggio e la libertà di affermare: “Preferisco una chiesa disastrata, in uscita, rispetto a una chiesa perfetta, ma chiusa nel recinto”.

Quando la tragedia dei gommoni del mar Mediterraneo e dell’Egeo ha cominciato a mietere vittime tra i bambini, una domenica, in piazza san Pietro il papa ha esortato:

“Ogni parrocchia accolga una famiglia di migranti; i conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati... Il Signore chiama a vivere con generosità e coraggio l’accoglienza nei conventi vuoti”. 

Non possiamo restare indifferenti

Noi saveriani ci siamo sentiti doppiamente interpellati. Per prima cosa perché papa Francesco ci incoraggiava:

“Bisogna andare oltre la semplice elemosina, occorre accompagnare con gesti concreti il percorso di integrazione di immigrati, profughi e rifugiati”.

Inoltre, noi missionari abbiamo condiviso per anni le condizioni di vita degli africani che ci accoglievano nelle loro capanne. Ci siamo riuniti, abbiamo cominciato a mettere gli occhi su cinque stanzette, isolate dal Centro di spiritualità. Erano lì, vuote, pronte per eventuali emergenze. Ci siamo detti che avremmo potuto destinare quelle cinque stanzette all’accoglienza di due coppie di sposi rifugiati.

Il secondo passo è stato rivolgerci alla Caritas che si sarebbe fatta carico della prassi burocratica e delle richieste per ospitare dei rifugiati. Certo non era qualcosa di semplice; occorrevano criterio, responsabilità e coraggio.

Auguri densi di gratitudine

Così, le due giovani coppie di nigeriani celebreranno la prima Pasqua in Italia, in una casa. Intanto, la cooperativa Symploké, promossa dalla Caritas diocesana di Como, ha adattato e arredato le due abitazioni in base alle esigenze degli ospiti. In seguito, superato il momento dell’ambientazione, la stessa cooperativa Simploké assicurerà loro un corso di lingua, perché possano imparare a parlare e scrivere in italiano.

Il parroco di Tavernerio, da parte sua è attivo per favorire l’integrazione degli ospiti nella comunità. E siccome i nostri ospiti sono battezzati, esprimono la loro riconoscenza augurandoci una “buona e santa Pasqua”.



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