Parrocchia in piena missione
Testimonianza di un missionario in Indonesia
Padre Guido, settant’anni compiuti, è della zona di Sassoferrato (Ancona). È saveriano dal 1954 e dal 1971 è missionario in Indonesia. Ci racconta un po’ della sua vita e chiede il nostro appoggio.
Ho vissuto gli ultimi 10 anni a Pekanbaru, città al centro dell’isola Sumatra, nella parrocchia di Santa Maria. Qui i missionari saveriani hanno lavorato per oltre 50 anni.
Agli inizi, c’erano solo una decina di famiglie cristiane, sparse su una zona grande come le Marche. Adesso ci sono due parrocchie in città e sei in provincia, con più di 200 comunità missionarie. C’è solo da ringraziare il buon Dio, che ha benedetto il sudore di tanti missionari che hanno speso gli anni migliori della loro vita a cercare e a formare i cristiani.
Dal petrolio all’olio di palma
Pekanbaru è ora una città di 700mila abitanti. La maggiore risorsa è il petrolio, trovato dai giapponesi. Adesso il petrolio sta diminuendo e le piantagioni di palma da olio stanno sostituendo le foreste che da millenni hanno ricoperto queste zone. Il petrolio e le piantagioni hanno portato qui tanti lavoratori da tutta l’Indonesia. Sono come una macchia d’olio che si espande a vista d’occhio. Arrivano per cercare fortuna e, insieme con loro, arrivano i parenti e i conoscenti. In poco tempo la zona è diventata satura e le case cominciano a estendersi sino ai confini della foresta.
Con l’ultimo tsunami che ha colpito l’isola di Nias, villaggi interi hanno cominciato a sfollare. In pochi giorni, nella nostra parrocchia sono arrivate 130 famiglie cattoliche. Le famiglie protestanti e musulmane sono molte di più.
Solo due missionari...
Il nostro lavoro di missionari è formare i cattolici e chi desidera ricevere il nostro messaggio, affinché possano sentire la presenza di Dio nella loro vita e impostarla secondo i valori cristiani. Il nostro lavoro si svolge su due livelli principali: la formazione spirituale e lo sviluppo sociale.
Il lavoro spirituale è simile a quello che fanno tanti parroci in Italia: preparare ai sacramenti, formare i ragazzi e i giovani, assistere le famiglie. La parrocchia in città è divisa in 20 settori, secondo il territorio, e ha varie organizzazioni, tra cui la “legione di Maria” e il gruppo dei giovani universitari. Le famiglie s’incontrano due volte alla settimana per pregare e meditare insieme la Parola di Dio, secondo temi che prepariamo ogni mese.
In città celebriamo 4 Messe ogni domenica. Oltre tremila persone affollano la nostra chiesa. Fuori città, abbiamo 30 comunità missionarie, distanti fino a 120 chilometri. Per tutta la zona siamo solo due missionari. Perciò possiamo visitare le varie comunità solo una volta al mese: celebriamo la Messa, incontriamo le famiglie, ci rendiamo conto di come i ragazzi e i giovani vengono educati e preparati ai sacramenti.
Il sostegno ai più poveri
Il resto del lavoro si svolge nel campo dello sviluppo economico delle famiglie. Aiutiamo i cristiani a organizzarsi la vita e acquistare stabilità. Si aiutano a comprare un pezzo di terra, a costruire una casa, ad avviare un’attività. Abbiamo creato strutture scolastiche per favorire l’insegnamento dalle elementari all’università. In caso di malattia, i più poveri sono aiutati a sostenere le spese mediche, sproporzionate rispetto allo stipendio medio.
Anche in missione il lavoro rischia di diventare una “routine”. Perciò dobbiamo impegnarci a dare entusiasmo a ogni nostra attività. Il missionario vive spesso in situazioni difficili. Ha bisogno di tenere vive le motivazioni della propria scelta. Ma ha anche bisogno del sostegno della comunità e delle persone, per portare avanti la missione a lui affidata da Cristo.
Un gruppo di Valdolmo, ad esempio, mi aiuta a mantenere negli studi una decina di ragazzi, che altrimenti non avrebbero potuto studiare. Come vedete, il missionario è un “mandato”, sempre in contatto con il “mandante” e con la sua comunità di origine. Grazie, dunque, per il vostro aiuto. Il Signore vi ricompenserà.