Panoramica dalla Sierra Leone
Notizie sulla situazione in tempo di pace
Padre Vito Scagliuso, saveriano originario di Castellana Grotte, Bari, è tornato in Sierra Leone, il Paese dell'Africa occidentale martoriato da dieci anni di guerra. Ora le cose sono decisamente migliorate. Ma restano tanti problemi. Ce ne parla in questa sua lettera.
Sono trascorsi cinque mesi dal giorno del mio arrivo in Sierra Leone. Mi trovo nella missione di Lungi , non lontano dalla capitale Freetown . Sono partito da Londra il 31 gennaio, mentre la città era coperta da un eccezionale manto di neve e la temperatura segnava qualche grado sotto lo zero.
Mi accolgono tanti vecchi amici
Temevo che la compagnia aerea nazionale della Sierra Leone fosse costretta a rimandare il volo ad altra data, a causa del mal tempo; invece, fortunatamente, la partenza è stata confermata per mezzogiorno. Dopo otto ore di volo, mi accoglieva a Lungi una folata d' aria calda: trentacinque volte superiore alla temperatura dell'aeroporto di partenza.
Era ad accogliermi un saveriano della comunità a cui ero stato destinato e tanti amici sierraleonesi che avevo conosciuto all'aeroporto, nove anni prima, e che erano ancora là, nel nuovo fabbricato, con qualche anno in più naturalmente, ma ancora con gli stessi volti, come del resto anche io. Non hanno fatto molta fatica a riconoscere la mia faccia: quella del loro vecchio amico, cappellano dell' aeroporto di Lungi .
Ed eccomi qua, con tante emozioni che questa cara nazione africana continua a regalarmi, come se il tempo non fosse mai passato.
E i criminali... ?
C'è stata una lunga guerra civile che ha diviso il Paese e che ha visto tanto sangue e tanti soprusi a danno di cittadini innocenti.
Una corte internazionale sta giudicando i colpevoli che, forse, pagheranno per i loro misfatti. Ma la gente sembra aver gettato dietro le spalle questa triste esperienza.
Molti criminali hanno trovato riparo ali' estero o hanno cambiato bandiera, sperando che i sierraleonesi dimentichino le efferatezze perpetrate contro di loro. Di certo scompariranno per sempre dai loro villaggi d'origine, dove nessuno ha voglia di rivederli.
Altri problemi, in tempo di pace
La presenza di alcune migliaia di soldati delle Nazioni Unite cercano di tenere la situazione del Paese sotto controllo. Sono persone giovani, provenienti dal Bangladesh , dall'Ucraina, dal Ghana e dalla Nigeria. Oltre ad assicurare la pace e immettere sul mercato vari beni, riservati in gran parte all'esercito, hanno anche portato quei mali che sorgono là dove c'è miseria e insicurezza, paura e disperazione. La guerra, la miseria e la paura giocano sempre brutti scherzi, specialmente a chi è povero e indifeso.
I soldati dell'Onu controllano tutta la zona dell'aeroporto; centinaia di soldati sierraleonesi sono appostati in due caserme, dove vengono custoditi anche i prigionieri provenienti dalla Liberia. Le caserme della polizia e dei vigili del fuoco e il quartiere degli impiegati dell'aeroporto completano il quadro. Per la nostra gente, essi rappresentano una risorsa, ma anche una minaccia .
Le ragazze, anche se in numero minore che negli anni passati, si offrono ancora ai soldati per qualche dollaro. Con questo denaro devono nutrire i figli e mantenere una famiglia già numerosa, che spesso si estende ancora di più, con gente che è dovuta scappare dai propri villaggi, devastati dalla guerra.
La nazione guarda al futuro
La gente comincia a guardare al futuro con un po' più di fiducia. Confidano soprattutto in se stessi e nell'aiuto degli amici. Vogliono tirarsi fuori dal vergognoso elenco delle nazioni più sottosviluppate del mondo. Anzi, gli esperti della finanza internazionale hanno assegnato alla Sierra Leone proprio l'ultimo posto.
Cercano un lavoro
Anche qui ci sono tante ONG e Agenzie internazionali : lavorano per la ricostruzione del Paese, sono ricche di ogni bendidio e offrono tante opportunità di lavoro. I sierraleonesi che sono riusciti a fare qualche soldo, trafficando all'estero o lavorando in patria, investono i soldi per rifarsi la casa, comprare un terreno, avviare un piccolo commercio.
Così sperano di assicurarsi quel tanto da vivere e realizzare qualche progetto rimasto nel cassetto, a causa della guerra. La guerra civile ha, comunque, lasciato molti segni preoccupanti che continuano a minacciare i sogni della gente e lo sviluppo materiale e morale della Sierra Leone.
L'impegno dei missionari
La missione di Lungi, dove io mi trovo, è a pochi chilometri dall'aeroporto internazionale. Ogni giorno abbiamo a che fare con tutti questi problemi e altri ancora. Facciamo del nostro meglio per affrontarli.
Per le ragazze madri, ci stiamo impegnando a trovare un lavoro dignitoso, in modo da scoraggiare il ritorno alla strada. Per gli studenti e per i giovani senza lavoro, la missione ha creato un fondo di solidarietà. Questo permette agli studenti di pagare la tassa scolastica e ai disoccupati di fare un lavoro presso qualche associazione o agenzia o istituto professionale che richiedono manodopera.
Ogni lunedì e giovedì, il cortile della nostra casa sì anima di voci infantili e di vagiti di lattanti, che vengono per usufruire del programma di alimentazione, offerto da una organizzazione non governativa. In altri momenti, la nostra casa si anima di persone pie e attempate, di preti e seminaristi. Vengono a passare qualche giorno di preghiera e di riflessione, accompagnati dal mormorio delle onde dell'oceano Atlantico che si infrangono sulle rocce di laterite rossa, ai piedi della nostra collina.
Sulla sommità, dietro una fila di alti manghi, di kashu e di palme, si innalza la chiesetta della santa Croce , la prima costruita dai missionari pionieri. Ogni domenica accoglie più di un centinaio di fedeli per la Messa e la formazione religiosa.
Una preghiera solidale
Con questa mia lettera, spero di aver soddisfatto l'attesa dei tanti amici, desiderosi di avere mie notizie. Ringrazio gli alunni della scuola elementare e la maestra Giorgia, per avermi scritto prima ancora che arrivassi in Sierra Leone. Ringrazio anche gli altri amici, per l'adozione di due ragazze madri e le adozioni a distanza di due scolari. Per tutti un fraterno abbraccio dalla Sierra Leone, mentre chiedo un ricordo nella preghiera.