Padre Tobanelli dal Bangladesh
P. Riccardo Tobanelli, missionario in Bangladesh, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, edizione di Brescia, a cura di Matteo Trebeschi. Ne pubblichiamo una parte.
In più di 30 anni che vivo in questo Paese ho incontrato spesso persone con una visione e un’interpretazione radicale della fede islamica. Con alcuni ci lavoro. Eppure, non ricordo di aver mai incontrato gente fondamentalista o seguaci dell’ideologia wahabi. Mi pervade un senso di desolazione e tristezza per gli amici che ho perso: Claudia, Cristian, Nadia e Adele. E per il Bangladesh, un Paese e un popolo che fanno parte della mia stessa vita.
Tensioni di vario tipo e attacchi isolati a gruppi etnici e religiosi diversi non sono nuovi. Negli ultimi tempi sono diventati più frequenti e organizzati. E tuttavia un attacco così brutale non me lo aspettavo. Che i terroristi si siano mossi ispirati da un’ideologia di morte, è per me una cosa nuova.
È stato un attentato codardo, motivato da un’ideologia di terrore che mira a distruggere il tessuto sociale che nel tempo è riuscito a far crescere questo Paese e questo popolo, nonostante la guerra di indipendenza, alluvioni, colpi di Stato, densità della popolazione più alta al mondo, urbanizzazione e industrializzazione che procedono a un passo vertiginoso.
Tutto ciò sta creando anche una povertà disumana e, purtroppo, sopravvivono situazioni di degrado drammatiche.
È incredibile il numero di amici e gente di religione islamica che mi ha espresso la propria vicinanza in questo momento così triste. In generale, gli italiani - siano essi missionari, volontari, cooperanti, imprenditori industriali, medici - sono sempre stati circondati da atteggiamenti di stima e rispetto.
p. Riccardo Tobanelli, sx - Noluakuri, Bangladesh.