Padre Anzalone dall'Amazzonia
Nella parrocchia San Francesco Saverio, in Belém, ho trovato una cosa bella: il cosiddetto “albero della speranza”. Un alberello che all’inizio di ogni mese si adorna di bigliettini con le richieste di generi alimentari con cui formare le ceste da distribuire ai poveri a fine mese. La gente che viene in chiesa prende il suo bigliettino e, a seconda della richiesta, porta riso, olio, zucchero eccetera…, depositandoli ai piedi dell’albero.
Ieri sera dopo la Messa vespertina, una coppia di anziani mi chiede se invece di generi alimentari possono lasciare dei soldi per comprare ciò di cui c’è bisogno: “Sa” - dice la signora - “noi non siamo di qui, siamo di passaggio!”. Mi sono commosso, e oggi ho lasciato a lungo sulla scrivania i venti Rs 20 (equivalenti a 6.50 euro), meditando sull’obolo della vedova del vangelo!
Alla fine, sono sempre i poveri che aiutano altri poveri!
Mi viene da pensare: se anche nelle nostre parrocchie in Italia si iniziasse a fare “l’albero della speranza” una volta al mese, qualcosa forse cambierebbe in meglio: appendere all’albero i bisogni e le risposte a questi bisogni, dodici volte all’anno… Una specie di dodicesima per i poveri! Che ve ne pare?
p. Luigi Anzalone, sx - Belém, Amazzonia.