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P. Sante Gatto: A Lissone, con cuore brasiliano

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È tornato a casa per tra­scorrere qualche mese accanto ai genitori, che non vedeva da al­cuni anni. Resterà a casa fino alla fine dell'inverno, così si riposa un po’. Il suo cuore, però, è rimasto oltre oceano, in Brasile, dai giovani della missione di Londrina, nello stato del Paranà.

Quel viaggio mi ha fatto cambiare vita

Una storia speciale quella di padre Sante Gatto, 44 anni, lisso­nese doc, da sempre residente a Santa Margherita. Una storia che per trent’anni è stata molto simile a quella di tanti altri gio­vani come lui: i lunghi anni di scuola, il diploma e infine il lavoro in un'officina meccani­ca.

Poi, però, è arrivato il viag­gio che gli ha cambiato la vita. Ce l’ha raccontato padre Sante: “Ho sempre lavorato nell'ambito dell'oratorio. Poi, per ben due volte, nel 1990 e 1992, mi è stato proposto dal parroco di allora, don Angelo Tornati, di partecipare a un’esperienza di missione in Costa D'Avorio. Due esperienze che mi hanno cambiato la vita. Così nel 1993 ho comunicato ai miei genitori che volevo diventare missionario e sono entrato in seminario presso l'istituto dei save­riani di Desio. Ad Ancona ho fatto il novizia­to, l’anno di preparazione speciale per diventare saveriano; poi quattro anni di studi teologici a Parma e il 17 settembre del 2000 sono sta­to ordinato sacerdote. Un mese e mezzo dopo ero già in Brasile!”.

Una buona fetta di ...cuore

Padre Sante è sbarcato a Lon­drina, nella parte meridionale del Brasile, dove i saveriani conducono una missione da più di cinquant'anni. “Da allora, dirigo il seminario minore per ragazzi e adolescenti - ha pro­seguito p. Sante nel racconto; in poche parole, cerco di formare coloro che diventeranno i futuri saveriani brasiliani”.

Si tratta di un'attività intensa, che non si limita soltanto all'insegnamento. Padre Sante, infatti, si impegna an­che nell’animazione missionaria con diversi gruppi di giovani e collabora in una delle tre parrocchie della zona, quella di Nostra Signora di Fatima, che conta più di 40mi­la persone. Ha detto: “Spesso vado anche nelle fave­las a visitare le famiglie. Mi ci hanno portato i miei chierichetti che abitano lì. Vi assicuro che è un'esperienza sconvolgente, ma di grande significato. Mi fa toccare con mano la miseria di tanta gente, ma anche il grande senso di dignità che hanno queste per­sone”.

Ma il lavoro non è tutto. La cosa più importante è che padre Sante ama davvero il Brasile, i brasiliani e la vita missionaria. Perciò ci ha detto: “So­no contento di essere tornato a casa per qualche mese; ma una buona fetta del mio cuo­re è ormai brasiliano”.



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