Non è un mondo… a parte
Tutti sanno che in casa madre, a Parma, il quarto piano ospita i saveriani anziani e malati. Questo non vuol dire che sia l’anticamera del Paradiso, anzi. Magari difficoltosa, altre volte pietosa, ma anche qui si respira vita saveriana, grazie alle numerose persone che aiutano e lavorano. Tra queste anche i componenti del Gams. Abbiamo pensato di raccontare le attività di questi ultimi mesi, in modo che tutti possano conoscere e, perché no, passare da queste parti.
In movimento, gambe e testa
Prima di Natale è iniziato il laboratorio per gli addobbi delle stanze di ricreazione e dei corridoi. Sotto la guida di p. Angel, hanno partecipato in tanti ed è stato un vero divertimento per tutti. Uno tagliava, un altro incollava. C’era chi dipingeva e chi progettava. La materie prime erano povere, ma il risultato è stato veramente interessante. Il 13 dicembre abbiamo preparato la festa di Natale, a cui ha partecipato anche il vescovo di Makeni mons. Paganelli.
Il venerdì pomeriggio è il momento della ginnastica mentale e fisica. La palestra del IV piano è molto frequentata, si fanno movimenti con braccia, mani, piedi e gambe e poi si fa un gioco mentale (memory). A conclusione, è previsto un canto adatto per il periodo e poi un po’ di svago con il racconto delle barzellette.
Cura del corpo e dello spirito
È bello vedere arrivare alla spicciolata i vari saveriani agli appuntamenti. C’è davvero una risposta incredibile.
Recentemente è stato inaugurato, al secondo piano della casa dove già esiste una grande palestra di riabilitazione motoria, il Centro di terapia occupazionale. Esso viene usato per piccoli esercizi fisici e mentali, preparati da p. Angel, responsabile di tutte queste attività.
Dietro a tutto questo c’è l’organizzazione medica guidata dal dottor Gildo, coadiuvato da p. Osvaldo, da Vincenzo e dagli infermieri. Padre Antonio e p. Pedro hanno la responsabilità del piano, aiutando gli ammalati in tutte le altre necessità legate alla malattia.
Ognuno con le sue competenze
Su un’app del mio cellulare è arrivata una riflessione, partita da una frase che Roberto Benigni ha usato commentando i 10 comandamenti: “Amare è donare ciò che non si ha”.
L’autrice dice di averlo provato a vent’anni e racconta. “Anche mia madre era come quella di Giacomo e Giovanni. Mi diceva che non ero adatta a fare certe cose. Noi figlie, secondo lei, non potevamo prenderci cura di malati o disabili. Con lo spirito ribelle dei miei anni me ne andai, un intero mese d’estate, al Cottolengo. Rimasi chiusa giorno e notte in quella struttura e non mancarono i pianti nascosti e la fatica. Ma ce la feci! Avevo donato quel che non credevo di avere. Mi ero trovata fra le mani tanta ricchezza, forza, sapienza, allegria…”.
Questa lettura mi ha fatto pensare agli ospiti del quarto piano. Anch’io soffro per loro e con loro, ma ci sono delle giornate in cui ci divertiamo tanto.
Il quarto piano sta cambiando con la collaborazione fraterna di tutti i missionari che si prendono cura degli ammalati, ognuno secondo le proprie competenze.