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Non c'è solo Caino, Riflessioni dopo i fatti recenti

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Ora che le voci gridate e le emozioni si sono sedimentate, possiamo riflettere pacatamente su un tragico fatto che non possiamo lasciar cadere nel dimenticatoio. Alludo alla strage di Erba del dicembre scorso. Un sociologo laico del nordest, Ilvo Diamanti, ha fatto notare che Caino abita soprattutto nel nord d'Italia. Non intendo contrapporre nord e sud. Solo constato che in questi primi anni del 2000 vari delitti hanno avuto come contesto la parte più ricca del nostro Paese, quel nord disseminato di imprese e famiglie attive e laboriose.

Dove meno te l'aspetti

Da Val Chiavenna dove tre ragazze uccidono una suora, a Novi Ligure dove una giovane con il fidanzatino uccide mamma e fratellino; da Leno dove alcuni ragazzi, con la complicità di un adulto, uccidono la compagna Desirée, a Busto Arsizio dove le "bestie di satana" uccidono tre loro compagni e costringono un quarto al suicidio; da Brescia dove un uomo pare che abbia ucciso e squartato gli zii, a Chiuppano dove un giovane uccide la nonna e poi va a giocare a flipper con gli amici; da Parma dove viene rapito e ucciso il piccolo Tommaso, fino a giungere ad Erba dove una coppia di sposi massacrano tre donne e un bambino. E quanti altri "casi" ci sono ancora, che però non sembrano capitare "a caso".

La cronaca di questi ultimi anni è piena di delitti perpetrati nelle famiglie, tra gli affetti più cari, tra amici, vicini e familiari. Come Caino con il fratello Abele. E questo, nel nord più sviluppato e cattolico! Non è vero allora che il delitto nasce e scoppia solo nelle periferie del sud, in mezzo alla miseria e al degrado, alla poca voglia di lavorare o sotto gli occhi dei "boss" potentissimi. E neppure è vero che i cristiani, assertori dell'amore di Dio e del prossimo, sono vaccinati contro questa epidemia.

La capacità di perdonare

Se l'amore universale non si traduce nell'amore per il vicino, il familiare, il "prossimo", anche nel senso della vicinanza fisica, resta un'affermazione bella ma teorica. Lo dice Gesù nel vangelo: "Non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre…". E più provocatorio ancora è san Giovanni, che chiede: "Come fai a dire che ami Dio che non vedi, se non ami il prossimo che vedi?". Un prossimo che non esclude nessuno.

Per fortuna, nella sconcertante tragedia di Erba si è accesa una luce che ci consola e ci sostiene: un uomo, uno come tutti noi, piegato dalla tragedia, è riuscito a mettere in pratica alla lettera la Parola di Cristo. Carlo Castagna, che nel massacro di Erba ha perso la moglie, la figlia e il nipotino, ha sorpreso tutti con le sue parole di pietà per gli assassini, quando questi erano ancora ignoti. E quando ne ha saputo nome e cognome, ha detto: "Li perdono, li affido al Signore. Bisogna perdonare in questi momenti. Bisogna finirla con l'odio". Un atteggiamento di dichiarata fede cristiana che vale mille prediche; una parola che ha provocato sorpresa, sconcerto e anche una sorta di isolamento, come fosse la voce di un marziano, espressione di uno che vive in un altro mondo.

Sbilanciare con più amore

Sì, è il segno di un mondo altro, quasi incomprensibile. Perfino un prete ha espresso perplessità su quel perdono: "O è proprio un santo o ha avuto una folgorazione dello Spirito Santo". È toccato ai figli reagire, stupiti e convinti che la loro fosse null'altro che la posizione della fede, e "un sacerdote dovrebbe conoscerla". Già, un sacerdote, un maestro nella fede! Non diceva Paolo VI che il nostro tempo più che di maestri, ha bisogno di testimoni? Carlo Castagna è stato testimone della fede, in una terra che ha prodotto già troppi Caino.

Recentemente il Papa ci ha detto: "Nel mondo c'è troppa violenza, troppa ingiustizia. Non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo "di più" viene da Dio: solo la sua misericordia può "sbilanciare" il mondo dal male verso il bene, a partire da quel piccolo e decisivo "mondo" che è il cuore dell'uomo". (Angelus, 18 febbraio '07)

E noi siamo sempre testimoni dell'amore e del perdono? Lo voglia Iddio. Voglia Iddio che almeno noi missionari riusciamo a formare, fino agli estremi confini della terra, discepoli capaci di amare e perdonare, fino al punto da saper attendere con fiducia, che Dio cambi la zizzania in buon grano.



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