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Niente o nessuno è perduto

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LA PAROLA
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran moltitudine di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: ‘Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! E alle colline: Copriteci! Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà col legno secco?». Insieme con lui venivano condotti anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Golgota, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi, dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte (Lc 23,26-34).

Nel suo ultimo viaggio verso la croce, Gesù è accompagnato da Simone di Cirene, dal popolo e dalle donne. Tutta la gente che poco prima si era scagliata all’unisono contro di lui, ora lo segue battendosi il petto e facendo lamenti, segno del riconoscimento tardivo di una colpa che finora non è stata espressa. Nel mare di oscura crudeltà che è la passione, guizzano dei lampi di compassione e di umanità. Niente e nessuno è mai perduto del tutto.

Luca è l’unico a riportare il dialogo di Gesù con le donne che l’accompagnano angosciate verso la morte: “Figlie di Gerusalemme, piangete su di voi... Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del secco?”. Il legno verde è Gesù, quello secco Gersualemme e la sua generazione. I destini di Gesù e della città non si disgiungono, al contrario restano legati fino all’ultimo. Gesù poco prima aveva pianto su colei che l’aveva rifiutato. Le sue lacrime si fondono ora con quelle delle donne nel dolore di una salvezza non riconosciuta e che sarà tale anche dentro al rifiuto.

Luca è molto sobrio nel descrivere la passione: pochi dettagli e specialmente nessuno spazio a particolari cruenti. Ciò che conta è sapere che con Gesù c’erano due malfattori, che i soldati si sono divisi le sue vesti (cf. Sal 22,19) e specialmente che Gesù ha detto: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (v. 34). Che questo sia il dettaglio più importante lo deduciamo dal fatto che l’evangelista ha riportato l’appello di Gesù. La preoccupazione rivolta a coloro che hanno respinto l’offerta di Gesù è tutta raccolta in queste ultime parole pronunciate sul Golgota. Perdonare è l’ultima possibilità per dischiudere la via della riconciliazione dopo il rifiuto, la catastrofe, la violenza, la morte? Detto dalla croce, il perdono è anche questo. Tuttavia, neppure qui tutto si scioglie. In realtà, il perdono, presentato a volte come chiave capace di dischiudere ogni cuore, è anch’esso legato a precise condizioni; la prima fra tutte è di incontrarsi con il pentimento.

In Luca, Gesù non perdona di persona. Pur essendo vittima e pur non avendo sensi di vendetta, il crocifisso sapeva che il segreto del perdono non era nelle sue mani, bensì in quelle del Padre. L’espressione “non sanno quello che fanno” attesta che quei cuori non potevano aprirsi al pentimento proprio perché avvolti nell’inconsapevolezza dell’azione che stavano compiendo. L’invito al Padre di perdonarli indica che neppure la vittima può perdonare in prima persona i colpevoli se la sua offerta non si incontra con il pentimento. Anzi, pure se ciò avesse luogo, non è detto che tutto possa essere risanato.

Se infatti la vittima muore, ai responsabili di quella morte è preclusa la via della riparazione, l’unico atto che può portare a compimento la dinamica nata dall’incontro tra pentimento e perdono. L’appello alla trascendenza di Dio pronunciato da Gesù - “Padre perdona” - va colto in questa luce: la croce piantata di fronte a Gerusalemme invita, e nella fede attua, un altro kairòs, quello del perdono del Padre. E troppe croci oggi attendono lo stesso perdono.



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