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Natale vive nel dono che vince ogni buio

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Sono sempre in contatto con la missione della Sierra Leone, dove ho trascorso diciotto anni della mia vita, tentando di donare qualcosa di me stesso e sforzarmi di far felice chi si rivolgeva a me con fiducia. Un mio confratello mi aveva soprannominato "Father Christmas" (Babbo Natale), mettendomi in guardia dagli imbroglioni, ma io ho sempre pensato di dover prima rispondere alla mia coscienza: se qualcuno m'imbrogliava il problema era suo, io avevo risposto al dovere cristiano della carità.

Recentemente ho incontrato alcuni giovani pellegrini della Sierra Leone, i "Papa boys", come qualcuno in senso dispregiativo li ha voluti chiamare, che mi hanno raccontato cose spaventose della loro terra. Molti erano stati miei studenti. Mentre ascoltavo le loro tristi storie, ricordavo l'avvertimento del mio vecchio amico p. Romano, che era solito mettermi in guardia dal prendere tutto come oro colato.

La smentita al mio atteggiamento prudenziale mi è arrivata da una lettera di p. Graziano Rossato, che mi scrive dalla capitale Freetown. "Caro pa' Ghizzi, proprio ieri sono venute a trovarmi due studenti rifugi a te, provenienti da Kamalu, perché la signora dello stesso villaggio che le ospitava, le ha messe alla porta e adesso stanno cercando un posto dove stare. Qui a Freetown è difficilissimo trovare in affitto una stanzetta, perché la città è strangolata di sfollati. Si dice che siano circa 2 milioni di persone, quando in tempi normali, gli abitanti non superano il mezzo milione.

Vengono quasi tutti da Makeni, Magburaka, Lunsar, Kambia e moltissimi altri villaggi della provincia del nord, territori della missione dove operavano i Saveriani. A questi si sono aggiunti ultimamente anche i rifugiati della Guinea. Tutti si sono riversati nella capitale: raccontano storie raccapriccianti di continue uccisioni, mutilazioni, torture e stupri, anche di bambine di sette-otto anni, in molti casi vittime di gang, con conseguente morte per dissanguamento. Tante famiglie hanno lasciato la loro casa per portare in salvo i iù giovani, che erano sistematicamente catturati, addestrati dai guerriglieri e inseriti nel loro movimento rivoluzionario.

Le ragazze, per lo più, sono usate come sex-slavers, mentre migliaia di giovani, "buone braccia", per  rastrellare più diamanti possibili. La vendita di questi serve all'acquisto di nuove armi, sempre più appannaggio del mercato nero e delle mafie internazionali. Lo stesso dollaro è sceso di valore qui, perché i trafficanti di diamanti in gran parte Liberiani, Guineiani e Libanesi, si riversano nella capitale con ingenti mazzette del biglietto verde.

Il contingente ONU si dimostra inutile a risolvere la crisi della guerra civile; anzi, le loro armi, compresi i carri armati e altri sofisticati mezzi di guerra, non-ché le stesse divise militari, vanno spesso a finire nelle mani del Fronte Rivoluzionario Unito. La decisione dell'ONU Security Council di portare in tribunale i criminali di guerra non ha avuto finora nessun seguito. Prima di questi buffoni, toccherà al Buon Dio metterci mano.

Il nostro povero governo è inetto e corrotto, completamente insensibile alla sofferenza della gente. La nazione, per loro, è solo la capitale Freetown. Se non ci fossero aziende caritative dall'estero a prendersi cura dei più lontani, sarebbe veramente una catastrofe umanitaria. Ho finito il foglio. Ti saluto e abbraccio fraternamente. Stammi bene. Graziano':

Non è la solita storiella per spillare qualche soldo in vista della buona azione di Natale. Sono milioni di fratelli che bussano alla nostra coscienza di cristiani, che chiedono diritto di cittadinanza nelle cose che ci preoccupano. Ci torna più comodo non sentire e non vedere. Ogni gesto di condivisione autentica, in questo buio mondo che accumula egoismi, può diventare una piccola luce accesa da Colui che è venuto bambino tra noi per crescere fino al dono gratuito della Croce.



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