Musulmani che salvano i cristiani
La missione sollecita a tenere lo sguardo fisso su Gesù, e papa Francesco esce, pronto, ad affrontare ogni genere di rischio. Una settimana prima che iniziasse il giubileo, egli ha messo in atto la decisione inedita di andare ad aprire la prima porta della misericordia a Bangui, la capitale del paese più disastrato dell’Africa. Non ci andò per il gusto della sfida, ma perché lui si è affidato al suo Signore e si sente nelle sue mani. Subito dopo l’apertura della prima porta della misericordia l’iman dei musulmani ha preso posto nella papamobile, accanto a Francesco. Cristiani e musulmani hanno così superato il virus dell’odio, pregando insieme per la pace.
Un episodio che poteva finire tragicamente
Durante il medesimo viaggio apostolico papa Francesco aveva fatto tappa anche a Nairobi, capitale del Kenya. Tale gesto ha sospinto musulmani e cristiani di quel paese a sconfiggere l’ingiustizia che soffia sull’estremismo religioso. La risposta dei musulmani arrivò a Francesco il 21 dicembre. A Mandera, una cittadina che marca il confine tra il Kenia e la Somalia, essi hanno rischiato grosso. I pullman del servizio pubblico percorrono quella strada di notte. Era appena passata l’alba quando un gruppo di ribelli somali assalì il pullman a colpi di mitra. Non è la prima volta che degli affiliati ad Al Quaeda compiono attacchi ai cristiani nelle zone al confine tra Kenya e Somalia. Nell’aprile 2015, all’università di Garissa, vennero massacrati 147 africani definiti “infedeli”. Quell’assalto, all’alba del 21 dicembre, avrebbe potuto portare ad un nuovo tragico massacro.
Nuovo stile di missione
Il tempo di rendersi conto che a sparare erano i terroristi della Jihad di Al Shabaab, e i musulmani presenti tra i 60 passeggeri del pullman si sono dati da fare per proteggere i cristiani, perché non fossero individuati. Durante l’assalto una persona è rimasta uccisa e tre, ferite. Fermato il pullman i Jihadisti hanno separato i musulmani dai cristiani: “I non cristiani possono risalire. I cristiani, invece, si sdraino sul margine della strada”. L’ordine era quello di ucciderli uno a uno. Ma non venne mai eseguito, perché i musulmani si sono opposti, chiedendo di lasciar salire sul pullman anche i cristiani: “Ammazzateci tutti, musulmani e cristiani. Oppure fate salire sul pullman anche i cristiani”. La loro determinazione fu così forte che i ribelli si diedero alla fuga. E il pullman poté rimettersi in strada.
Francesco vuol traghettarci a condividere le differenze
Il gesto compiuto da quei musulmani si pone in linea con lo stile missionario di papa Francesco, deciso a denunciare la “cultura dello scarto”, che non concede pari diritti a quelli che vivono nelle periferie del mondo e crea la paura dell’altro. Inoltre, la dignità del gesto compiuto dai musulmani fa cadere l’alibi della religione differente dietro il quale ci nascondiamo perché non sappiamo che cosa fare.
Di fatto nessuna religione può dire che è giusto fare del male agli altri. La violenza, dare la morte in nome di Dio, tutto questo non è religioso. E’ così che la scelta di aprire la prima porta della misericordia nell’Africa più disastrata fa nascere, anche nelle nostre famiglie, il bisogno di informare su questi temi. I musulmani moderati, sbarcati in Europa, devono dire che non hanno nulla a che fare con gli estremisti. Lo faranno se anche noi li aiutiamo.