Missionarie Saveriane sarde nel Mondo
Le vie del Signore sono infinite e quelle della storia meravigliose, purtroppo richiede l'occhio purificato della fede per conoscerle. Le missionarie Saveriane furono fondate a Parma, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, da Celestina Bottega, incoraggiata dal Saveriano p. Giacomo Spagnolo con lo scopo della missione ad gentes. Una nuova Famiglia Missionaria che si ispirava come finalità e vocazione ai missionari Saveriani.
Guido Maria Conforti, fondando il suo Istituto, aveva in mente prima di tutto di reclutare missionari nella sua Emilia Romagna infatti chiamò la prima fondazione "Seminario Emiliano per le Missioni". Così avrà pensato di fare pure Celestina Bottega fondando le sue Saveriane.
Ma i tesori di Dio sono come i semi delle piante; maturano sui rami, vengono strappati dal vento, volteggiano nell'aria e cadono lontano. Lo Spirito di Dio è come il vento, lo si sente che passa, ma difficilmente avvertiamo da dove viene e dove va. Le "Saveriane" non erano ancora apparse in terra emiliana che una provvidenziale ventata aveva già sospinto quel seme fino alla lontana Sardegna.
Dopo cinquant'anni vogliamo ricordare il gruppo delle missionarie Saveriane che risposero generosamente all'ideale proposto da Celestina Bottega. Qualcuna è già ritornata alla Casa del Padre dopo anni di lavoro in terre lontane come Felicita Tatti, Caterina Loi ed Efisia Fadda. Le altre sono ancora al lavoro nella Vigna del Signore.
Francesca Manca
In questi giorni è rientrata dal Brasile Francesca Manca di Atzara. Ha totalizzato cinquant'anni di vita missionaria. Non la spaventa la chioma bianchissima; ripartirà presto. Dice che "è valsa la pena aver scelto di essere missionaria e se tornassi indietro rifarei la stessa scelta. C'è stata anche sofferenza. È un cammino di fede e la fede è una luce che non sai cosa sia, ma ti fa andare avanti. Il lavoro che si fa è annunciare Cristo, non ci sono altri motivi".
Guardando al futuro ... "non ho progetti e programmi a lunga scadenza, perché gli anni cominciano ad essere tanti. Chiedo al Signore il dono di prepararmi all'incontro che penso sarà una grande festa".
Racconta: "Una ragazza, ogni volta che veniva in città, veniva ad abbracciarmi. Le chiesi perché lo facesse, mi rispose: "Sai, sorella, io non ho avuto nessuno che mi abbia voluto bene nella vita, tu me ne hai voluto tanto. Penso che se avessi conosciuto la mia mamma non poteva essere che come te".
Dolores lsgrò
Sorella dell'arcivescovo di Sassari, Dolores è una delle Saveriane sarde più anziane. Lavora in Brasile; gli inizi del suo apostolato tra tante ragazze analfabete e sfruttate come domestiche: "Nelle case dei ricchi c'erano anche tre quattro domestiche, generalmente di origine africana, che lavoravano senza nessun diritto e salario fisso. Dopo una ricerca fatta in città ne abbiamo contato 2.000, tutte analfabete. Si organizzarono corsi serali di alfabetizzazione, di tagliocucito, di arte culinaria, di promozione umana. Si sensibilizzò l'opinione pubblica con i giornali, radio, televisione.
Ci furono contestazioni contro di noi da parte dei padroni. Dopo alcuni anni abbiamo organizzato un incontro generale delle domestiche a Rio De Janeiro, per chiedere il riconoscimento come lavoratrici e relativi diritti. Il
Governo accettò la nostra richiesta e promulgò leggi appropriate, ma purtroppo con difficoltà vennero applicate". Continua, scrivendo: "Da parte mia ringrazio ogni giorno il Signore per avermi chiamata e inviata ai fratelli e sorelle più bisognosi del Brasile. Sento che il Signore mi dà ancora la gioia e il coraggio per lottare pacificamente".
Teresina Andria
Conosciutissima in Sardegna perché ha trascorso tanti anni ad Oristano e si è fatta amare per il suo parlare schietto e vivace. Ora è di nuovo in Congo, ma con un cruccio, un cruccio che è anche una giusta passione apostolica: "Perché si parla tanto dell'America e si dimentica o si esclude ciò di cui in questi anni sono stata testimone: situazioni indescrivibili di massacri, saccheggi, stupri, nessun rispetto per l'uomo e per ciò che gli appartiene? Sono così divenuta intollerante verso i telegiornali. E mentre nelle mie precedenti venute in Italia ero restia a parlare della mia vita missionaria, stavolta ho sentito il bisogno di far conoscere la realtà che vivono i miei fratelli congolesi e ciò mi ha spinto a buttarmi a capofitto in incontri per farmi voce di coloro che non hanno voce nella realtà e nella cultura dei nostri Paesi del Nord. Con Paolo di Tarso ho detto: "Guai a me se non parlo!".
Le Saveriane sarde sono un bel gruppo e lavorano in tutte le parti del mondo. Nella loro Casa di Oristano arrivano, si rimettono in sesto e ripartono in continuazione. Tra le prime ricordiamo anche le sorelle Picci: Ersilia e Giuliana di Quartu Sant'Elena con anni di esperienza missionaria. Ricordiamo pure le quattro sorelle Loi di Ghilarza, la cui madre per non vederle "litigare in casa" diede il consenso perché andassero ai quattro capi del mondo. Quattro
sorelle, quattro continenti diversi, la Provvidenza non le poteva distanziare meglio. Ma un giorno, ed io ero presente, si ritrovarono insieme. Fu pochi mesi prima della morte di Caterina. Intorno al tavolo di una gelateria ricordarono il testamento della loro madre, mamma Serafina: "Figli miei, lo sapete che la vostra mamma è sempre stata povera, quindi non possiede niente; vi lascio una sola cosa, la Pace. Amatevi tra voi e amate gli altri. Siate sempre fratelli.
Accogliete con amore le vostre sorelle missionarie, perché sono loro la nostra grande ricchezza. Siatene fieri ed orgogliosi. Le cose terrene non contano, conta solo l'amore". In quel momento, vedendole in faccia, ebbi l'impressione che anche il gelato fosse più buono.