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Mi hanno regalato un presepio...

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Mi hanno regalato un presepio. È un dono, gratuito. Mi ricorda il tempo della gratitudine, la gioia dei bimbi che tutto ricevono in dono. Di questo presepio mi intriga il fatto che, al posto della grotta tradizionale, ha una stanza bianca, spoglia, terremotata.

Gesù nasce in una casa terremotata: non va soggetta alla tassa sulla prima casa e neppure godrà dell'indennizzo elargito per calamità naturali. I proprietari vivono sotto le tende dal mese del terremoto. Nella parete di fondo della stanza è ritagliata una finestra ad arco, priva di infissi e di vetri: mi ricorda l'architettura del bello facile e del benessere. Dettagli, se volete; ma mi impediscono di dire che, questo è un presepio "moderno".

Maria, Giuseppe, il bue e l'asino

Nella stanza terremotata sta Maria, la madre, che nessuno ha voluto accogliere in casa propria; sta Giuseppe, lo sposo, che non ha esitato a mettere la propria fedeltà sul banco di prova. I loro volti sono rotondi, luminosi, composti, più voluminosi degli stessi loro corpi. Guardandoli, ricavo l'impressione che non nascondano nulla di quello che vivono, di quello che provano, di quello in cui credono. Sono lì, stupiti.

Il  bue e l'asinello sono posti nel loro angolino di umiltà, in attesa del giorno in cui potranno dire: "C'ero anch'io!".  Steli di paglia, spezzettati, coprono il nudo pavimento e trasmettono calore. Sembrano anticipare l'avvertimento che Gesù rivolgerà ai discepoli nel giorno della moltiplicazione dei pani: "Nulla deve andare perduto".

La legna e il pozzo...

Fuori dalla stanza terremotata, guardando verso sinistra, scorgo una catasta di legna, a ricordare l'antico proverbio: "Dio dà la legna secondo il freddo". Ceppi di legna chiara, tagliati e accatastati con cura, che ricordano la saggezza che si imparava quando la famigliarità con la natura conservava ancora tutta la sua spinta di crescita. Ceppi di legna, scampolo del futuro che succederà nel mondo, dopo il gasolio e i pellet.

Accostato alla stanza della vita c'è anche il pozzo, luogo d'incontro con gli uomini e con Dio: l'acqua viva della misericordia, l'acqua chiacchierina, che san Francesco aveva battezzata "sorella acqua". La base del presepio è circolare, in legno, come quella di un tronco d'albero tagliato. Mostra allo scoperto i cerchi che indicano la sua storia secolare: Gesù Cristo, ieri, oggi, sempre.

E i pastori? E gl'innocenti?

Fuori dal cerchio, invisibili, i pastori che vegliano nella notte. Sono numerosi, in quest'anno della fede. Tutti si sono messi in cammino per riunire le pecorelle, disperse fuori dall'ovile, e raccontare loro quello che i loro occhi hanno visto e le loro orecchie hanno udito.

Mancano anche gli "innocenti". Abbiamo saputo che, quest'anno, sono stati martirizzati lontano, nel territorio degli Stati Uniti. Uccisi dall'alcool, durante la notte di halloween: la notte della paura. E il palazzo del potere e dello spread? Ancora una volta rimane fuori dal perimetro degli uomini di buona volontà. Ma che cosa deve accadere perché ricongiunga il suo destino al loro destino?

Non c'è la stella!

I miei interrogativi si moltiplicano di fronte all'assenza della stella cometa. La stella è luminosa, non può nascondersi nel buio. Illumina il cammino degli uomini verso Gesù. Non conta se la casa è bianca, se il bianco è la somma di tutti i colori... Se manca la stella, resta nel buio. Più ci penso più mi ritrovo con le idee confuse. Perché non hanno fissata la stella al tetto della stanza terremotata?

Forse era una stella di polistirolo, colorata di giallo: il vento della notte l'ha sollevata in alto, e poi l'ha lasciata cadere sulla terra, proprio nel momento in cui un bambino rom passava. Forse quel bimbo rom se l'è portata a casa per chiudere la finestra della sua baracca. Forse la crisi energetica ha indotto a lasciare la stella del presepio dentro un cartone...



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