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Lupetti, esploratori e rover: Essere scout fa bene, anche in Africa

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Dal Camerun, padre Oliviero ci descrive come prosegue la sua esperienza con i giovani scout africani.

Un anno fa, il nostro gruppo di Koptchou ha organizzato un campo di formazione scout durato tre giorni. Per prepararlo al meglio ci sono voluti tre incontri. Lo staff ha fatto un sopralluogo per controllare il luogo, la situazione dell’acqua e della legna, la pulizia e l’ordine. Abbiamo dovuto chiedere un po’ di aiuto economico agli amici e il bilancio, da questo punto di vista, si è chiuso in attivo.

C’è tanto entusiasmo

Abbiamo diviso le varie fasi del programma. Erano previste anche alcune lezioni teoriche: cos’è lo scoutismo; la vita del fondatore Robert Baden Powell; il branco e la legge scout; come fare nodi, costruzioni e segnali di pi­sta; il pronto soccorso. Naturalmente, abbiamo diviso anche le re­sponsabilità: capo-campo, magazziniere, addetti alla cucina; poi, i maestri di canto, di giochi, di lavoro, di preghiera. II clima nel­lo staff era abbastanza buono e, soprattutto, pieno di entu­siasmo. Era la prima volta che il gruppo, nato nel maggio del 2003, organizzava un campo vero e proprio.

Sul posto abbiamo avuto qualche problema logistico, che abbiamo cercato risolvere nel miglior modo possibile. Per quanto riguarda il problema atmosferico, invece, abbiamo dovuto rassegnarci alla pioggia abbondante. Nonostante tutto, l’orario è stato rispettato. Hanno partecipato in 32 persone, incluse cinque che provenivano da un altro gruppo. L’età era molto varia: c’erano i lupetti, gli esploratori, i rover e alcuni vecchi scout.

E anche qualche problema

Questa è la situazione attuale dello scoutismo in Camerun. Non siamo ancora riusciti a far capire che una cosa è il campo di unità e di gruppo, e un’altra cosa è il campo di formazione. Questo succede perché attualmente cerchiamo di avvicinare allo scoutismo più persone possi­bili. In un prossimo futuro speriamo di riuscire a stabilire meglio le differenze tra le due cose. Un altro problema è che la maggioranza dei partecipanti sono ragazzi. Le ragazze sono ancora poche.

Nella verifica finale, il giudizio è stato abbastanza buono, date le difficoltà logistiche e organizzative. Naturalmente è stata messa in evidenza la necessità di una maggiore unione nello staff, di un rispetto vicen­devole, di una conoscenza reciproca delle responsabilità di ciascu­no. Del resto, dobbiamo tener presente che lo scoutismo, qui in Camerun, non è molto conosciuto. Qualcuno accusa gli scout di essere responsabili di violenze con il cinturone e di furti nei campi. Devo dire che questo è un pregiudizio. Si tratta solo del comportamento sbagliato di qualcuno. Capita in tutto il mondo...

La strada è tracciata

All’inizio, il linguaggio scout non è semplice perché bisogna tradurlo in francese e adattarlo alla menta­lità del posto. Certi valori non sempre sono ben com­presi. Soprattutto, bisogna cercare di meritarsi la fiducia dei ragazzi e dei genitori, che cercano di orien­tare i figli al lavoro dei campi o alla scuola. Dobbiamo far capire lo­ro che fare lo scout è qualcosa di bello e di utile per la crescita personale della gioventù, anche se non si guadagna niente. E poi, si deve tener presente che ci mancano i mezzi e i sussidi adatti, per cui dobbiamo cercare di essere semplici il più possibile. E dobbiamo anche trovare o formare persone su cui poter contare.

Penso di poter dire che, in un anno di attività, abbiamo già fatto tanto. Certo, c’è ancora molto da fare. Ma credo che da questo nostro gruppo usciranno dei buoni “capi”. Vi auguro una buona strada, anche a nome dei miei fratelli e sorelle scout, pieni di entusiasmo, che aspettano di essere inco­raggiati da voi, loro fratelli e sorelle più grandi dell’Italia.

Un tetto da completare

Cari amici, ancora una volta tendo la mano per chiedere il vostro aiuto. A Bafoussam, in Camerun, abbiamo cominciato a costruire, con i cristiani e con l’aiuto di tante persone buone, la chiesa parrocchiale san Francesco Saverio. Siamo arrivati al tetto, ma ci mancano le forze per coprirlo. Avremmo bisogno del vostro aiuto per acquistare le lamiere che coprono il tetto. La spesa è di circa 15.000 euro. Grazie, e che il Signore vi benedica.


Chi desidera contribuire, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure il C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 Parma. Causale: “Padre Ferro, Un tetto in Camerun”.



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