"Le stagioni della vita"
L’età avanzata è un gradino della nostra esistenza che come tutti gli altri ha una fisionomia propria, una sua atmosfera e temperatura delle gioie e delle miserie tutte sue.
Noi, vecchi dai capelli bianchi, abbiamo, come tutti gli altri nostri più giovani fratelli umani, un compito che dà senso alla nostra vita; perfino un ammalato di malattia mortale, un moribondo, che nel suo letto riesce appena ad avvertire ancora un richiamo dal mondo di qua, ha il suo compito, deve assolvere qualcosa di importante e di necessario.
Essere vecchi è un compito altrettanto bello e santo, quanto essere giovani
Imparare a morire e morire sono una funzione altrettanto preziosa di ogni altra, a patto che sia compiuta con rispetto per il significato sacro di ogni vita.
Un vecchio capace di odiare soltanto e di temere la vecchiaia, i capelli bianchi e l’approssimarsi della morte, non è degno rappresentante della sua età, così come non lo è un uomo giovane e forte che odia il suo mestiere e il suo lavoro quotidiano e cerca di sottrarvisi.
Diciamo in breve: per poter tener fede da vecchi alla propria natura e assolvere il proprio compito, occorre essere d’accordo con l’età e con tutto ciò che essa reca con sé; bisogna dire a tutto questo di sì.
Senza quel sì, senza la rassegnazione a ciò che la natura esige da noi, il pregio e il senso dei nostri giorni – sia che siamo vecchi, sia che siamo giovani – vanno perduti, e noi defraudiamo la vita.