Skip to main content
Condividi su

Molte isole tra Sumatra e Singapore sono abitate da popolazioni primitive chiamate “Suku Hutan”, “popolo della foresta”. La loro religione è l’animismo: esse onorano particolarmente penisole, estuari o incroci di fiumi, alberi della foresta. Sono presenti tra loro anche parecchi gruppi di cinesi della diaspora.

Alla punta estrema dell’isola di Bengkalis la gente adora il dio Datuk Sikadi. Essa usa emettere voti e promesse a questo dio per ottenere guarigioni dalle maattie oppure successo negli affari, come pure aiuto per uscire da qualche guaio. Durante queste cerimonie vengono offerte torte, banane, galline o caprette bianche. Il dio Datuk abita in un piccolo tempio con un tetto di zinco. Anche gli islamici onorano il dio Datuk. Essi si recano da lui quando ne sentono la necessità, per portare offerte e mantenere promesse fatte precedentemente.

Si raccontano storie terribili sulla paura e il rispetto che circondano il dio Datuk Sikadi. Chi si è recato da lui con intenzioni diverse dalla preghiera e dall’offerta ha esperimentato l’ira tremenda del dio, che usa vendicarsi con fulmini, affondamento di barche o improvvise pazzie. Storie orripilanti, ma che vengono raccontate “per sentito dire”. Testimoni oculari non si son mai incontrati. Uno dei più feroci insulti che si possono commettere contro il dio Datuk (puntualmente puniti con ferocia) è la caccia alle scimmie del suo territorio. Nessuno è mai tornato vivo da tale impresa. Almeno così si racconta.

In quella zona, chiamata penisola di Sikadi, le scimmie sono numerosissime, forse anche per l’abbondanza del cibo che i “pellegrini” portano al tempio come offerta. Scimmie coraggiose e attive: si avvicinano alle persone per toccarle, chiedere cibo, liberarle dai pidocchi. Nel gruppo vive pure una scimmia bianca, creduta, per il colore del suo manto, l’incarnazione del dio Datuk, onorato da uomini e animali.

Padre Pasquale Ferraro, un saveriano nativo di Salerno, svolgeva la sua attività missionaria nell’isola di Sumatra già da parecchi anni, quando avvenne il fatto che stiamo per narrare. Da tanto tempo egli desiderava dimostrare che la paura verso il dio Datuk e relativi racconti erano solo invenzioni e favole; ma per lungo tempo gli era stato impossibile trovare qualcuno disposto a portarlo alla penisola di Sikadi. Finalmente un catechista si offrì, pur con notevole reticenza, di accompagnarlo.

Gli anziani del luogo, non conoscendo il coraggio e la tradizionale, caparbia decisione di p. Pasquale, fecero di tutto per dissuaderlo. Ma il padre si mostrò irremovibile. Egli volle prima informarsi se essi si sarebbero sentiti offesi dalla sua intraprendenza. Ma gli venne risposto di no: “Noi solo temiamo per la tua vita” – dissero in coro.

Costruita una grande trappola di legno, p. Pasquale accompagnato dal catechista prese il mare una chiara mattina di settembre. La notizia aveva già fatto il giro delle isole ed ognuno attendeva con ansia la fine dell’avventura. La trappola, posta in posizione strategica al centro del cortile di fronte al tempio, si riempì presto di cinque scimmie. Tornato alla sua residenza, p.Pasquale ricevette in continuazione visite di curiosi per molti giorni: tutti volevano vedere le scimmie catturate e il loro cacciatore. Ed ognuno era in attesa del giusto castigo deciso dall’ira del dio Datuk.

Non successe niente. Al contrario, il mese successivo p. Pasquale si recò un’altra volta alla punta di Bengkalis, e catturò altre scimmie. Uno stregone assai stimato nella zona disse al padre: “Se vai una terza volta al tempio del dio Datuk Sikadi e non ti succederà nulla, io crederò nel tuo dio”. Non ci voleva di meglio per stuzzicare lo zelo missionario del buon Pasquale. Il giorno dopo salpava per l’isola. Questa volta riuscì addirittura nell’impresa di catturare la scimmia bianca. Davvero il suo dio era con lui.

Fu un grande successo. A tutt’oggi, dopo anni dalla gloriosa impresa, p. Pasquale è in piena forma e gode ottima salute. Ancora è al lavoro con straripante entusiasmo tra le popolazioni di Sumatra. È vero: c’è ancora gente che porta offerte al dio Datuk e formula nuove richieste e promesse. Ma molti altri hanno cominciato a credere che il dio Datuk ha cambiato posto, portandosi in un’altra parte dell’isola, dapprima priva di scimmie, e oggi invasa da queste simpatiche bestiole, attirate dai dolci e dalla frutta offerti al dio dalla gente del luogo.

Uno dei più importanti capi religiosi dell’isola, alla domanda dei suoi fedeli circa il suo parere sull’intera faccenda, ha risposto:

“In questo genere di cose sono richiesti grande coraggio e fede incrollabile. E noi che abitiamo questi posti ne siamo privi”.



Scarica questa edizione in formato PDF

Dimensione 5300.38 KB

Gentile lettore,
Continueremo a fare tutto per portarvi sempre notizie d'attualità, testimonianze e riflessioni dalle nostre missioni.
Grazie per sostenere il nostro Giornale.


Altri articoli

Edizione di Aprile 2023

Governare con la gente…

Bolsonaro è fuggito negli Stati Uniti, per non voler passare la fascia presidenziale a Lula. A questo proposito, scrive p. Marco Sassatelli, altro ...
Edizione di Aprile 2012

I saveriani dei giovani

Nove saveriani che lavorano nell'animazione missionaria dei giovani in Italia - da sud a nord - hanno trascorso una settimana insieme, a Salerno: u...
Edizione di Maggio 2007

Sud/Nord Notizie: A piccoli passi

Burundi: progressi. Il Burundi ha compiuto grandi miglioramenti nella protezione dei minori dalle guerre, ma deve impegnarsi ancora di più. Lo ha d...
Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito