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Laicato saveriano: La fraternità missionaria

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Giovedì 17 luglio abbiamo festeggiato con Paolo 32 anni di matrimonio! Questo è il dono più grande della nostra vita, insieme alla nascita dei nostri due figli, Andrea e Marcello che oggi si assommano a un altro grande dono: l'avventura di essere nonni di Martino e Agata, i nostri due dolcissimi nipotini.

Ma tutta questa grande gioia che porto nel cuore si è arricchita nel corso di questi anni grazie a uno stile di vita che, fin dall'inizio della nostra storia di coppia, ci ha caratterizzato: tenere la porta della nostra casa sempre aperta, accogliendo sia chi viveva storie difficili e dolorose sia chi, come noi, desiderava condividere la propria storia e vivere uno stile di fraternità e di accoglienza.

I nostri primi 15 anni di matrimonio li abbiamo vissuti nella comunità "il portico", dove vengono accolti giovani adolescenti con storie familiari dolorose e difficili.

Poi negli anni ''90 l'Africa ci ha "chiamati" e siamo partiti per Goma in Congo. Ma questo nuovo e  importante progetto, purtroppo, per la situazione politica molto delicata del paese, è durato solo pochi mesi. In attesa di ripartire, una volta che i nostri figli avessero trovato la loro autonomia, è nata la "fraternità missionaria" a Vicomero, dove abbiamo vissuto per otto anni.

Poi la seconda partenza per Goma in Congo, nel settembre del 2003. Questa volta vi siamo rimasti fino a Natale del 2007. Siamo rientrati per rimanere vicini ai nostri genitori, che sono molto anziani e malati.

Oggi la nostra avventura continua a Parma, nella "fraternità missionaria", dove viviamo insieme a un'altra coppia della nostra famiglia laicale saveriana.

Questa sera nella nostra chiesetta, dopo la recita dei vespri, leggevo la "Parola di vita" del mese di luglio (di Chiara Lubich): "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (Matteo 7,12).

"Ogni prossimo che incontriamo nella nostra giornata, amiamolo così. Immaginiamo di essere nella sua situazione e trattiamolo come vorremmo essere trattati noi al posto suo. Lui ha fame? Ho fame io - pensiamo. Subisce un ingiustizia? Sono io che la subisco. È nel buio e nel dubbio? Diciamogli parole di conforto. E così con tutti, senza discriminazione alcuna: giovane, anziano, amico, straniero... Il vangelo intende tutti. È così che Dio sarà con noi, e noi saremo fratelli".

Ancora una volta la riflessione mi ha aiutato a ridare significato al desiderio di vivere il valore della mondialità, della missionarietà, della fraternità.



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