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Laicato Saveriano: Ero forestiero… Sono amico

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Carmine e la sposa Nuccia sono, per così dire, due "figure storiche" del laicato saveriano nella zona di Salerno. Ecco come si può, da forestiero pentare amico.

Dura ormai da vari anni il vincolo di amicizia che mi lega a molti immigrati nord-africani attivi nella Piana del Sele (Eboli). Tutto ha avuto inizio nell’estate del 2001, grazie a un campo di lavoro missionario. Il tema proposto dai saveriani aveva per titolo, "Ero forestiero…". Si voleva avvicinare i giovani alla realtà degli immigrati, ma in un modo che favorisse un’esperienza concreta di vita.

Ci aveva dato una mano un’associazione ebolitana - L’AltrItalia - che da tempo era impegnata a portare all’attenzione dell’opinione pubblica la realtà dell’immigrazione nord-africana nel nostro territorio. Una realtà che generalmente si preferisce ignorare, salvo quando può alimentare gli allarmismi che tanto piacciono al mondo dei mass-media.

Gli amici dell’associazione ci portarono nei luoghi dove gli immigrati vivevano: casolari abbandonati, senza energia elettrica, né servizi igienici, né acqua. In quei casolari venimmo accolti come "fratelli". Assaggiammo il pane fatto da loro e gustammo il tè alla menta, tipico del nord Africa.

La domanda che seguì a quella visita fu: "Io cosa posso fare per questi giovani?".

Confrontandomi con i membri dell’associazione venne fuori per me questa possibilità: affiancare il medico volontario per l’assistenza sanitaria ai clandestini. Questa esperienza mi ha permesso e mi permette di conoscere sempre di più il mondo magrebino, la cultura di quei giovani, il loro modo di pensare, il loro modo di pregare.

È stato importante per me anche il conpidere con loro la mia fede cristiana e le ragioni della mia presenza ogni giovedì in mezzo a loro.

Con alcuni di loro si è instaurata un'amicizia che ci permette quel rispettoso scambio nella cultura, nel credo religioso, nei modi di pensare... che solo nell’amicizia è possibile.

In questi giorni ho letto un’espressione del card. Martini che sento di fare mia: "Non credo nel dialogo tra le religioni, ma nel dialogo tra le persone, religiose o non religiose, credenti o non credenti".

Credo sia questo il più bel frutto di questa mia esperienza di laico saveriano: l’incontro tra persone che, attraverso l’amicizia, scoprono che è possibile "fare del mondo una sola famiglia".



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