La Via crucis a Calaone
La bella tradizione della Via Crucis a Calaone, sulle colline intorno ad Este, si è rinnovata domenica 26 marzo. All’invito degli animatori missionari dei quattro vicariati della Bassa Padovana hanno aderito una sessantina di persone. Io rappresentavo i saveriani che curano la formazione missionaria di queste zone.
Una preghiera per tanti…
Abbiamo percorso la via della Croce insieme a Gesù e ai martiri di oggi, uomini e donne condannati a morte, non da una sentenza inflitta, ma dai nostri stili di vita. La Laudato si’ di papa Francesco e alcuni brani della Parola di Dio ci hanno aiutato a riflettere su come l’umanità abbia smarrito la strada che Dio aveva mostrato fin dall’inizio della creazione.
In ogni stazione abbiamo pregato per tante persone: i condannati a morte, gli oppressi dallo sfruttamento, i malati, le madri che sperano in un futuro migliore per i propri figli, gli operatori umanitari e pastorali, coloro che cadono a causa della povertà e si rialzano”.
La speranza della Resurrezione
Dietro la croce, salendo sul monte, tanti pensieri entravano nel nostro cuore. Non eravamo soli, ma il mondo e i suoi problemi passavano davanti ai nostri occhi e ci interrogavano. Mentre le preghiere continuavano: per le donne vittime di tratta e sfruttamento, per le vittime di guerra e violenze, per chi è privato della propria identità, per chi è condannato alla sofferenza.
Arrivando alla dodicesima, era spontaneo associare la morte di Gesù “a coloro che hanno perso la vita per il vangelo, ai martiri di oggi, affinché tutti possano sentire forte la speranza della resurrezione”.
Con il sostegno del Signore…
Non c’è solo il martirio delle persone, ma anche quello della terra, della creazione, che con il nostro stile di vita rischiamo di uccidere. Alla fine, ascoltando i nomi delle 28 persone uccise nel 2016, una domanda veniva spontanea: “E adesso chi prenderà il loro posto?”.
Scendendo dal monte, abbiamo cercato di trovare una risposta. Anzi ci siamo detti che la vogliamo condividere con quelli delle nostre comunità. Non si può solo piangere per chi è morto, ma, come ci ha detto papa Francesco, “non vogliamo lasciarci rubare la speranza”. Ciascuno di noi chiederà al Signore di sostenerlo nella lotta per la giustizia, l’amore e la pace.