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La Stella del Mattino: Laboratorio per il dialogo inter-religioso

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Carissimi amici, dalle pagine di questo giornale voi sapete molto bene che i missionari non sono del tutto normali: alcuni dicono che hanno qualcosa in più dei normali, altri dicono che hanno qualcosa in meno. O, forse, quel loro qualcosa in più è proprio quel loro qualcosa in meno.

Del resto, non crediamo tutti che la grazia del Signore opera proprio là dove l’uomo sta con le mani vuote, davanti al Signore, continuando a credere senza vedere? Penso ai missionari della Sierra Leone. Ma perché persistono nel volerci tornare, dopo che la guerra intestina ha distrutto tutto quanto avevano costruito? È un po’ come quando due sposi che hanno litigato fino in fondo, una di quelle litigate che ferisce fino al midollo, e ciò nonostante si perdonano, si sopportano, si amano di nuovo.

Fatta questa premessa, vi voglio parlare del cammino di dialogo, "La stella del mattino", di cui sono l’iniziatore insieme con Jiso Giuseppe Forzani, monaco e missionario dello Zen. Vi dico subito che "La stella del mattino" non è un posto dove cristiani e buddisti soltanto si conoscono l’un l’altro attraverso lo studio, ma un vero spazio religioso dove i cristiani condividono ai buddisti l’ascolto del Vangelo e la preghiera, e i buddisti condividono ai cristiani la loro pratica della meditazione silenziosa, chiamata zazen, e altre pratiche religiose della loro tradizione. In altre parole, io cristiano prendo dal buddismo qualcosa che io non ho in quel grado profondo e altrettanto loro prendono da me cristiano.

Sia buddismo, sia cristianesimo, nel rispetto delle loro identità, sono per l’uomo.

Enumero alcuni aspetti poco normali, quel qualcosa in meno detto sopra che balza agli occhi in questa iniziativa. Ve li dico in forma di domanda, come li sento dalla bocca di molte persone: "Perché dialoghi con il buddismo, tu che sei prete cristiano? Nel cristianesimo non c’è già tutto?". "Perché dialoghi con il buddismo che è piuttosto una filosofia in cui non si nomina mai il nome di Dio, più che una religione?". "Perché condividi questo dialogo in Italia, terra di tradizione cristiana? Ciò non causa confusione? Non sarebbe meglio in Giappone, dove il dialogo è utile per inculturare il cristianesimo in quella cultura?".

Queste e altre domande hanno tutte un fondamento. Ma se convincono altri, non riescono a convincere i missionari, appunto per quel qualcosa di meno.

La mia testimonianza

Dal 1962 al 1982 sono stato missionario in Giappone, dove mi fu dato di accompagnare un centinaio di buddisti adulti al sacramento del battesimo cristiano. Tutti, al momento del rito battesimale, mescolarono le loro lacrime di gioia all’acqua che scorreva sul loro volto. Seguendo da vicino il cammino di grazia che avveniva in loro, ho potuto vedere da lontano i frutti dell’incontro del buddismo e del cristianesimo, e sentire quel frutto anzitutto dentro di me. Come i missionari dell’Africa possono vedere da lontano i frutti dell’incontro dell’animismo e del cristianesimo. Tornano in Italia, e ancora profumano di radura africana.

Ecco alcuni aspetti della visione d’incontro che ho sperimentato.

Nei Paesi buddisti non c’è la bestemmia: se il tifone porta via il raccolto del riso, il contadino china il capo, non impreca né contro Dio né contro il Governo; si rimbocca le maniche e ricomincia da capo. Il buddismo ha educato la gente a stare con dignità davanti al dolore. Infatti la liberazione dal dolore, attraversandolo senza lasciarsi abbattere o, come dicono, senza perdere il proprio sé, è l’esperienza fondante del buddismo. Tutto fa ritorno lì.

Si dice che il Budda storico, vissuto 500 anni avanti Cristo, abbia raggiunto l’illuminazione che lo liberava dall’incubo del dolore, una mattina mentre stava seduto immobile e silenzioso su un cuscino fatto d’erba, sotto un grande albero di fico, ai piedi dell’Himalaia.

Un famoso testo buddista dice: "Proprio nel momento in cui si fa zazen (sedere in meditazione come il Budda), unendo le mani, incrociando le gambe, in silenzio, senza emettere suono, si manifesta senza veli il vero modo di essere di tutto l’universo. Per questo ogni cosa canta la verità senza aggiungere nulla.

Questo esistere senza aggiunte, poiché è rivolgere la propria luce direttamente verso di sé, cessando le abitudini stereotipate e le costruzioni mentali, è coincidere perfettamente con la vita nel suo aspetto fondamentale" (Eihei Doghen). Anch’io missionario cristiano, ogni giorno mi siedo in zazen al sorgere del sole e celebro il mistero che io e tutte le cose siamo creazione che emerge dal nulla per volontà divina. Ugualmente la sera, dopo l’eucarestia, siedo in zazen e con quel silenzio immobile celebro il perdono gratuito del Cristo dato a me e a tutti, mentre eravamo ancora peccatori, come testimonia la Scrittura.

"Ma non c’è già tutto nel cristianesimo?" persiste qualcuno nel domandare.

La prima risposta la dà il realismo storico: stando ai fatti, non fu così! Non si sa perché, negli ambienti umani più segnati dal cristianesimo, si è divulgata la bestemmia contro Dio, perché non fa come io mi aspetto. Evidente: manca la pratica del silenzio composto, che educa a ripartire da capo senza bestemmiare. Il cristiano bestemmia perché parla troppo di Dio e non è esperto, come il buddista, ad incontrare Dio nel silenzio.

Un’altra risposta viene dal patrimonio della fede: ogni popolo è direttamente amato e curato da Dio, che non ha alcun figliastro. Attraverso ogni popolo, e quindi ogni religione che è lo scrigno spirituale di quel popolo, Dio trasmette qualcosa di originario, che fa fare bella figura a quel popolo, quindi qualcosa che non è orientale, il fascino della sua arte, non sono cose secondarie, sostitutive del fatto che i missionari non erano ancora arrivati. Sono tesori veri per tutta l’umanità.

Io, missionario cristiano in Giappone, dove ho fatto tutto quello che potevo per diffondere il Vangelo di Cristo, mi sono reso conto del valore del buddismo una volta ritornato in Italia. Così ho ardentemente desiderato di aprire proprio in Italia uno spazio di spiritualità missionaria del dialogo del Vangelo cristiano e dello Zen, il filone buddista che, credo, contiene, tutto il buddismo nelle forme più semplici.

Il Superiore Generale del mio Istituto e il vescovo di Lodi, dove risiedo, mi hanno detto di sì. La Provvidenza mi ha fatto incontrare Jiso G. Forzani, monaco missionario italiano dello Zen, e con lui ho fondato "La stella del mattino", dove il valore annunciato dal Vangelo e quello custodito nella meditazione silenziosa dello Zen si illuminano e si ravvicinano a vicenda. È un luogo aperto a chiunque sente, in qualche misura, il richiamo del dialogo fra il cristianesimo e il buddismo, inteso come voce che indica la via di una nuova speranza.

Dall’Italia e anche da altrove, qualche centinaia di persone trovano qui il riferimento per il loro cammino.

Il nostro benvenuto anche ai lettori di Missionari Saveriani che sentono lo stesso richiamo!



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