La proposta della nonviolenza
Caro direttore, grazie per la difesa del cartaceo. Una comunicazione online sarebbe certamente più veloce, ma porterebbe in sé la fretta (nel produrre e nel consumare, anche un giornale) che la connota.
È vero, peraltro, che l’esperienza del “Pulpito digitale” rivolto ad alcune migliaia di persone e redatto settimanalmente da una persona (p. Renato Filippini) che abita in Italia e da un’altra che abita in Giappone ha dello stupefacente.
Sono affezionato a “Missionari Saveriani” e alla nonviolenza. Una parola che va scritta come una sola parola per ridurre l’effetto poco simpatico di essere la negazione di altro. Nel numero di gennaio, come sempre bellissimo, nel paginone centrale compare scritta una volta con il trattino (non-violenza), quattro volte come due parole distinte e infine come una sola parola. Questa sorta di tribolazione nominale non mi stupisce perché risale allo stesso Gandhi che, nell’opposizione alle discriminazioni razziali in Sudafrica, prima di individuarla con un nome la attuò. Poi, decise di chiamarla satyagraha (sat=verità che è un attributo di Dio e agraha=forte adesione). In italiano sarebbe resa con “forza della verità” o “adesione alla verità”. Visto che introduciamo spesso parole da altre lingue, perché non portare anche la parola satyagraha.
Un caro saluto alla redazione e anche a p. Marcello Storgato. Ora che lui si dedica al giornalismo digitale, chi cura l’orto?
- Beppe Marasso, Neive (TO).
Caro Beppe
pur accogliendo con favore il “nuovo” che avanza (la comunicazione digitale, tramite i media) ci auguriamo che non venga mai meno il cartaceo, che mantiene i suoi vantaggi: permette la riflessione e un maggiore approfondimento, in vista della formazione della persona. Noi saveriani, chiamati a fare animazione (e formazione) missionaria, non possiamo né desideriamo abbandonarlo, pena diventare marginali e rafforzare un certo “analfabetismo”, culturale e religioso. Sarà quindi difficile che il digitale faccia scomparire del tutto il cartaceo. Detto questo, come missionari, siamo chiamati (lo dicevamo bene nell’ultimo numero), a testimoniare il vangelo nel mondo del web, offrendo “un pane fragrante e buono”. Cartaceo e digitale non sono antagonisti, hanno bisogno uno dell’altro, si rafforzano e crescono insieme.
La nonviolenza attiva contrasta l’attuale cultura dello scarto, che genera fastidio, disprezzo e odio dell’altro, del diverso, del bisognoso. Rischiamo di avvelenarci, di perdere “in umanità”, di non saper più piangere.
Papa Francesco ha incontrato i familiari delle nove persone barbaramente uccise nell’attentato terroristico di Dhaka, in Bangladesh, lo scorso luglio. Ha detto loro queste bellissime parole:
"La strada dall’amore all’odio è facile. Quella dall’odio all’amore è più difficile, ma semina pace ed è ciò che state facendo. Grazie per quello che mi insegnate".
Molti non si arrendono al male e lavorano per la pace, percorrendo la via dell’amore, con o senza trattino (-).