La nuova chiesa di Nefa e tanto altro…
Mi preparo a partire per le vacanze, ma prima ho fatto in tempo a celebrare i dieci anni della parrocchia di Nefa e la posa della prima pietra della futura chiesa parrocchiale. Dieci anni sono pochi, ma costituiscono una tappa che invita a un passo successivo, a un salto di qualità, a un impegno più coerente e coraggioso.
È il segno che siamo pronti a costruire una vera chiesa, e non un capannone, più grande e più bella. Starà in mezzo alle nostre case come segno che ci aiuti a sentire Dio vicino e forte nelle nostre lotte quotidiane. Un segno del nostro “grazie” per i rinnovati esempi di vita, di unità, di speranza e gioia, per le meraviglie insomma che continuamente Dio opera in mezzo a noi. La chiesa non sorgerà per incanto. La poseremo, pietra dopo pietra, con l’impegno e la sofferenza di ogni giorno e la fatica dei nostri limiti. Sarà la “nostra chiesa”, simbolo della fede, incarnata in questa concreta cultura e umile condizione di vita.
La comunità saveriana di Nefa, intanto, si è arricchita di una nuova presenza. Partito p. Paolo Maran per la comunità di Douala, ora arriva p. Eugenio Juarez, messicano di quasi 60 anni, con una esperienza di 10 anni in Ciad. Siamo chiamati a essere sempre pronti, ad andare là dove sembra più opportuna e preziosa la nostra presenza. Benvenuto dunque p. Eugenio!
A Mfap, la località dove c’è una statua della Madonna, che consideriamo come “santuario” all’aria aperta, manca l’acqua. Abbiamo deciso di scavare un pozzo e i lavori sono già iniziati. Il tecnico ha trovato il punto più adatto con il metodo del rametto a due punte e la comunità si è impegnata a nutrire regolarmente gli operai. Ora bisogna scavare e scendere fino alla falda acquifera, poi bisognerà proteggerla. L’acqua è fondamentale non solo per la gente e i pellegrini, ma anche per migliorare l’accoglienza del luogo. Come vedete, ci sono continue nuove necessità e urgenze. Noi ci prepariamo ad affrontarle al ritmo della gente e con fiducia.