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Il messaggio del vescovo di Forlì

Il 3 dicembre scorso ha segnato l'inizio dell'Anno Saveriano, nel 500° anniversario della nascita di san Francesco Saverio, avvenuta il 7 aprile 1506. Per noi saveriani è stata la “festa patronale”. A contribuire al clima di festa, c'erano le decine di bandiere disseminate per la casa, a indicare le nazioni in cui noi missionari lavoriamo.

Con i sacerdoti e i vescovi

La giornata insieme ai sacerdoti e vescovi amici, si è aperta con una qualificata conferenza, alla quale è seguita la Messa, per concludersi con l'agape fraterna.

I punti di attrazione missionaria della giornata sono stati due. L'incontro con p. Mazzocchi, missionario saveriano in Giappone e ora missionario giapponese a Milano; sotto, pubblichiamo una parte del suo interessante intervento. E poi, la bella omelia del vescovo mons. Zarri, pronto ad aprire le porte al successore mons. Lino Pizzi, al quale diamo fin d'ora il nostro caloroso e filiale “benvenuto!”.

Ispirato dal patrono delle missioni, mons. Zarri sembra aver voluto lanciare il suo ultimo messaggio missionario alla chiesa di Forlì. Il vescovo si è lasciato guidare da pensieri pratici e profondi. Ne riportiamo alcuni.

Il messaggio missionario di mons. Vincenzo Zarri

San Francesco, davanti a ignoti e lontani orizzonti, non mostrò resistenza. Confidando nel Signore e nella forza del suo comando di andare a predicare, egli trovò conforto, forza e ragione di vivere, impegnandosi con tutte le sue doti di ingegno, di audacia e di saggezza. Era uomo e religioso esemplare: ardente nella pietà, volitivo e obbediente, aperto a tutti i movimenti dello Spirito e meticoloso organizzatore. Aveva un'immensa fiducia nella Provvidenza, fino a far miracoli; ma non trascurava i mezzi umani e l'appoggio delle autorità. Sapeva attrarre la gente e apprezzava la collaborazione dei confratelli, dei catechisti e di chiunque potesse aiutarlo.

È un mistero come abbia potuto, tra popoli lontani e di lingua sconosciuta, in soli 10 anni, compiere opere tanto grandi, lasciare impronte così vaste, durature ed efficaci. Non si possono fare paragoni tra la sua impostazione missionaria e il nostro lavoro oggi: ci separano 500 anni, un diverso ambiente culturale, sociale, economico e religioso. Sono diversi anche gli ostacoli e persino le motivazioni teologiche.

Ma non è diverso l'impegno per affrontare le situazioni, l'assiduità nel percorrere i villaggi, lo zelo e l'ansia di raggiungere i lontani. La teologia della salvezza oggi ci dà una visione più confortante, ma non lascia impigrire il nostro cuore o affievolire il fuoco della missione. Anzi, ci sprona a una continua conversione al vangelo.

La nostra missione è come il fuoco dentro le ossa del profeta Geremia; è come il cuore nuovodel profeta Ezechiele. Non è frutto di una nostra libera iniziativa né ci richiede di fare attività eccezionali. La nostra missione è amare Cristo e i fratelli con anima e corpo; è affidarsi a Lui, sulla scia di santa Teresa del Bambin Gesù e di san Francesco Saverio. Con grande desiderio e sincera umiltà.

Quattro vescovi per il Saverio

Il 3 dicembre 2005, festa di san Francesco Saverio, era sabato. Questo ha diminuito alquanto la presenza dei sacerdoti, per impegni pastorali. In compenso, abbiamo avuto la presenza gradita di ben quattro vescovi: (nella foto, da destra) mons. Claudio Stagni di Faenza, mons. Giuseppe Verucchi di Ravenna, mons. Vincenzo Zarri di Forlì e mons. Antonio Lanfranchi di Cesena.

Padre Giuseppe Bardelli, al loro fianco, rappresenta tutta la nostra comunità saveriana, per esprimere il nostro continuo impegno a meritare quella riconoscenza espressa da mons. Zarri durante l'omelia: “Oltre all'ammirazione e alla venerazione per san Francesco Saverio, ci hanno spinto qui un sincero sentimento di fraternità e la gratitudine, insieme doverosa e spontanea, per la generosa collaborazione che i saveriani offrono alle nostre diocesi e alle nostre parrocchie”.

Intanto, offriamo al neo eletto vescovo di Forlì mons. Lino Pizzi il nostro cordiale Benvenuto!



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