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La Missione chiama: Vieni, tu sei la mia gioia!

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Quel giorno François nacque in cielo. Era catechista di Goma, nella rep. dem. del Congo, cieco per il diabete. Accoglieva nella sua baracca detenuti malati della prigione vicina. Durante la Messa, l’ultima per lui sulla terra, mi chiese di poter cantare: “Vieni Signore Gesù, tu sei la mia gioia”.

Povero e umile, ci lasciò per aprirsi alla felicità di Dio.

La liturgia del Natale è uno scoppio di gioia, perché “il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. E come per François, il catechista congolese, quella luce splende ancora oggi per tutta l’umanità. Ho sentito anch’io, con i miei compagni missionari, la vita e la gioia che scorre nel fiume della missione. Perché ho visto il ritorno del Signore, e con lui la pace, la felicità, la salvezza per tutti gli uomini.

Nel cuore stesso della vita umana - il grembo di Maria - Dio ha manifestato la bontà del "progetto uomo", che Egli purifica e rinnova in Cristo Gesù, che diventa fratello di ogni uomo, vivendo la povertà del suo limite e del suo dolore, fino all’umiliazione della croce. Questo per offrire a tutti gli uomini il dono della salvezza, della vera felicità.

Così Dio si è manifestato Padre misericordioso, fonte di vita e di gioia per tutti gli uomini, per sempre!

Il fatto: nasce Gesù. Luca suggerisce di porre l’attenzione non soltanto sulle parole che vengono dette, ma su ciò che accade, sul fatto della nascita di Gesù. Quando Maria stava per dare alla luce suo figlio, venne indetto un censimento: una questione di burocrazia e di tasse! Un disagio grande per la gente: tutti dovevano recarsi nel luogo d’origine.

La famiglia di Giuseppe era di Betlemme, a 140 chilometri di distanza: un viaggio faticoso, a piedi o sul dorso di un asino. Giunsero a Betlemme quando Maria stava per avere il figlio. Luca continua il racconto: “Lo avvolse in fasce e lo mise a dormire nella mangiatoia di una stalla, perché non avevano trovato altro posto”.

C’erano alcuni pastori… A loro, per primi, la nascita di Gesù viene spiegata nel suo significato universale: “Vi annuncio una grande gioia per tutto il popolo”. È qui tracciata la via del Messia, e della missione della chiesa in ogni tempo: non la strada della spettacolarità, ma la strada degli umili.

“Vi annuncio…”: evangelizomai - il verbo utilizzato da Luca sottolinea il contenuto gioioso della notizia annunciata. E l’annunciatore non è un cronista, ma un testimone. Il Messia è un Bambino che compare nella storia, confuso nel numero degli uomini senza peso. "Signore - Kyrios" per gli ebrei è Dio; per i greci e i romani è l’imperatore (Cesare signore); per Luca è il Bambino.

Povertà e gloria sono intrecciati, ambedue necessari per comprendere l’identità di Gesù e del vangelo che la chiesa deve sempre annunciare. È la Luce che non può restare nascosta. Penso alle nostre missioni nei vari angoli della terra, ai missionari e alle missionarie che continuano il cammino delle “sentinelle di pace” per annunciare il Dio dal volto umano.

La stima e il rispetto verso le altre religioni e culture, con i semi di verità e di bontà che vi sono presenti, sono particolarmente necessari oggi, in un mondo che cresce sempre più assieme. Ma questo non diminuisce l’importanza del dono unico della rivelazione di Dio in Cristo Gesù, e nemmeno attenua la vocazione missionaria della chiesa per portare e condividere il vangelo delle beatitudini.

      Donaci, Signore, di indicare umilmente le tracce che consentono di aprirsi alla via della felicità. Più che un sentimento, essa sia l’ascolto di Te e dei fratelli, nella fedeltà più profonda con il genere umano e nell'impegno per trasformare il mondo in un cantiere di pace.



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