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La missione chiama: Per una fraternità universale

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Ho visto in loro un'icona della missione di Gesù nel mondo. Sono i 41 saveriani ordinati sacerdoti nel 1958; alcuni sono già nella casa del Padre. Il loro obiettivo era ed è quello di Cristo: "Riunire i figli di Dio dispersi", coniugato dal beato Conforti per il nostro tempo con parole profetiche: "Andate a predicare la fratellanza universale proclamata da Cristo, destinata ad abbattere tutte le barriere e a formare di tutti gli uomini, senza distruggere la nazionalità e i relativi diritti, una sola grande famiglia, congiunta con il vincolo della carità cristiana... È il nostro debole contributo alla causa della fraternità universale" (1924).

Egli raccomandava alle comunità saveriane l'amore scambievole, cioè l'amicizia permanente e gratuita, come segno della presenza del regno di Dio in mezzo a loro. Gesù stesso ha detto: "Da questo conosceranno che siete miei discepoli". Un segno povero, perché non richiede soldi o potere ma la conversione del cuore, possibile a tutti.

I nostri missionari hanno cercato di essere e di fare proprio questo. Hanno portato il vangelo ai popoli e li hanno amato unendosi al loro cammino. Molti hanno visto le loro opere: scuole, chiese, ospedali... Ma la cosa più importante è che hanno partecipato al lavoro silenzioso che Dio opera nella storia degli uomini. È il regno di Dio che emerge qui e là come fiotti d'acqua limpida. Ricordiamo le prime parole di Ingrid Betancourt dopo sei anni di prigionia: "Chiedo di ringraziare Dio e la Vergine; sono sempre stati con me".

C'è bisogno urgente di superare barriere e paure, e di indicare riferimenti saldi che permettano di combattere la povertà per costruire la pace, di scoprire nel forestiero un fratello. Non basta riconoscere i diritti umani, scritti dopo la grande sofferenza della seconda guerra mondiale. Bisogna trovare la forza per attuarli.

L'apostolo Paolo ci aiuta a percorrere insieme questo cammino. La salvezza è disponibile per tutti. È la scoperta del tesoro nascosto: la gioia di essere amati dal Padre Buono, di riconoscersi concretamente fratelli e sorelle. Dio si dona definitivamente in Cristo, salvatore e fratello universale, e apre alla salvezza anche chi non lo sa o non lo conosce.

Cristo, morto in croce e risorto, offre la nuova legge dell'amore che viene deposto nel cuore del credente dallo Spirito Santo. È la sua stessa vita. Si compie così la promessa già presente nella Scrittura in Geremia ed Ezechiele. La via verso Dio sta nel fratello.

Il mondo che Paolo ha davanti è tanto simile al nostro mondo globalizzato. Era il tempo in cui i popoli del Mediterraneo erano legati dall'impero romano, dalla lingua comune della koiné, dal commercio. Paolo ha saputo universalizzare il vangelo, cioè ha reso il messaggio di Gesù tale da poter essere vissuto anche dai non giudei; ha colto la realtà post-pasquale della chiesa. Non era un'impresa da poco.

È uno stimolo anche per noi a saper cogliere la novità e l'attualità del vangelo, vera proposta di libertà dai grovigli e dalle schiavitù personali e di società, da cui scaturisce la forza di amare e la gioia della fraternità. Egli scrive: "Mi sono fatto tutto a tutti"; che vuol dire, mettersi nella pelle dell'altro. È la sapienza della croce.

Paolo vede nascere un popolo nuovo, segno di vita e di futuro per l'umanità. La proposta luminosa di Gesù è accompagnata da una nuova immissione di energia. È la forza che scaturisce da Dio Amore, che in Cristo Gesù ha reso visibile il suo essere e il suo progetto sull'umanità. È un progetto d'amore. E l'amore, che è libero dono di sé, genera fraternità. La partecipazione dell'uomo e dei popoli è essenziale.

La missione è davvero una punta avanzata. Vuoi entrare nel gioco?



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