La missione chiama: Grazie, perché accendi la luce
Notte di Natale. Il dolore di tanta gente - profughi, bambini, poveri, soli - si è come piegato sopra di me, mi ha avvolto come un’ombra oscura… Ho provato angoscia. Poi, la luce del Natale. Per questo buio dell’umanità, Dio si è fatto uomo. Per illuminare e riscaldare, per consolare e riaprire il cammino di tutti noi.
Grazie Signore. Senza stancarti, tu metti il tuo calore sulla terra e continui a rinascere dove c’è una manciata di bontà nella santa liturgia della vita.
Abbiamo bisogno di un nuovo Natale perché la nostra generazione si trova davanti a un bivio.
La paura e l’angoscia di oggi hanno bisogno di luce e di speranza. Siamo noi, è la nostra umanità. E tu Signore, sei il nostro Padre. Tu continui a donarci Gesù.
Grazie Signore, per coloro che ci ricordano le “pietre” poste sul nostro cammino, soprattutto quelle messe sulla strada con le nostre stesse mani: le guerre, il debito estero che pesa sui paesi poveri, il mercato selvaggio, i depositi delle armi nucleari…
Ma aiutaci anche a vedere i segni dei tempi che parlano speranza. Il mondo non è mai stato collegato come oggi; uomini di culture e religioni diverse si incontrano; l’umanità comincia a sentire il bene di una presenza maggiore delle donne nell’organizzazione della società. Sono gli autentici valori della cultura del nostro tempo, insieme alla conoscenza scientifica, i diritti dell’uomo, la libertà religiosa, la democrazia.
Grazie Signore, perché in Gesù ci manifesti che apparteniamo al tuo progetto di amore. Ci sei Padre e noi siamo figli tuoi. Il nostro essere si compie nel crescere della vita che è chiamata all’amore. Ogni uomo, in ogni angolo della terra, porta dentro di sé l’anelito allo shalom, alla pace, all’armonia.
Come il vapore sale dalla terra riscaldata, così il nostro essere tende a Te. La speranza è seminata nei nostri cuori. La nascita di Cristo Gesù e la sua resurrezione sono come un’esplosione di luce che scioglie le catene del peccato e della morte.
C’è bisogno anche del nostro “sì”, come il “sì” di Maria, perché la misericordia di Dio possa continuare a farsi carne. Noi, ciascuno e insieme (chiesa), abbiamo la responsabilità di narrare agli uomini la misericordia di Dio nei suoi gesti e nelle sue parole. L’invito di Gesù è chiaro: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”.
Il credente, malgrado il suo peccato, fa l’esperienza di essere rinnovato nel “grembo” di Dio. Anche lui deve diventare “grembo” di perdono gratuito e di vita nuova; in Gesù deve vivere la stessa fedeltà e tenerezza di Dio. Si tratta di una testimonianza individuale e collettiva.
Possiamo amare. A partire dall’intimo incontro con Dio, anch’io posso imparare a guardare l’altro con gli occhi di Cristo, a dargli non soltanto qualcosa di mio, ma me stesso. Allora Dio può continuare ad abitare tra noi.
Ho sempre trovato meraviglioso il vangelo annunciato da Gesù, che ci risveglia alla gratuità nei nostri incontri quotidiani e ci apre al cammino dell’umanità. Oggi siamo coscienti di quanto si soffra nel mondo. L’autenticità della nostra adesione a Cristo si verifica specialmente nell’amore e nella sollecitudine concreta per i più deboli e poveri.
È urgente che il ricco nord del mondo non continui a soffocare i popoli del sud del mondo, ma si educhi a diventare grembo che si dilata, per consentire agli altri di sedersi, con pari dignità, al banchetto della vita. “Perché eterna è la sua misericordia”. Il salmo 136 ci invita a essere un inno di Dio con le nostre scelte. Ciascuno come onda del mare che arriva ai vari continenti.
Vuoi anche tu che sia “festa” per tutti?