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Forse le prime brume autunnali ci hanno già fatto dimenticare il caldo torrido della scorsa estate e la sete che l’accompagnava. A me basta ricordarmene per far rivivere quel disagio prolungato che mi pare sia stato come il simbolo di tutti i bisogni profondi che abitano l’uomo, e davanti ai quali misuriamo tutta la nostra insufficienza. Di cosa abbiamo bisogno?

I nostri veri bisogni

Certamente abbiamo bisogno di salute, ma anche di compagnia, di attenzione, di serenità e di armonia attorno a noi. Abbiamo sete di pace, in mezzo a tanti conflitti più o meno dichiarati e a tanta litigiosità. Abbiamo bisogno di giustizia e di lavoro, di solidarietà e di compassione. E non solo per noi, ma anche per quei nostri fratelli e sorelle che, fuggendo dalla loro terra, a rischio della vita cercano qui da noi ciò che a casa loro non possono avere.

In quest’autunno, alla ripresa delle attività, anche se ci dicono (con le statistiche) che va meglio e che la crisi è passata, ci siamo ritrovati davanti tutti i problemi irrisolti che, dopo la breve parentesi delle ferie, sono ancora lì ben visibili. Perché “presto o tardi i nodi vengono al pettine", come dice il proverbio, insieme …alle trombe d’aria e alle inondazioni disastrose.

Possiamo fare qualcosa!

Con la sua ultima enciclica Laudato si’ papa Francesco ci ha invitato a prendere in considerazione il degrado ambientale, umano e sociale, aggravato dal problema ancora non risolto dei profughi, che in qualche modo si collega con il primo. E ci sollecita ad agire, per quanto possibile, per porvi rimedio.

Saremo in grado di fare qualcosa? Ormai sappiamo che non saranno i soliti chiacchieroni, che tentano di imbonirci con molte parole o spaventarci con le loro "sparate", ad affrontare in modo efficace queste gravi emergenze. Le vicende del secolo scorso, il “secolo breve” che è ormai alle nostre spalle, continuano ancora nelle ingiustizie e nella povertà di troppi nostri fratelli e sorelle e nel degrado ambientale, umano e sociale che minaccia il nostro futuro.

Il ricordo di quelle vicende dovrebbe farci “prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare”, dice il papa in Laudato si’ (n. 19). Non solo, ma dovrebbe far nascere nel nostro cuore quel sentimento di partecipazione e di solidarietà che i nostri padri hanno saputo avere e che invece sembra non attecchire più in noi, oggi.

Meno pretese, più felicità

Papa Francesco ci ricorda che solo la memoria di Dio e della sua misericordia può motivare la nostra azione per salvare questo mondo e prenderci cura del nostro prossimo che ha bisogno.

C’invita a esaminare il nostro stile di vita e a chiederci se non sarebbe più umano vivere con sobrietà, giustizia e compassione, prendendo come bilancia il bene comune e la condizione dei poveri. Ci suggerisce di adottare l’atteggiamento del buon Samaritano che, passando accanto al malcapitato, lo vede, si ferma, scende da cavallo e gli si accosta, gli fascia le ferite e gli procura un alloggio.

E ricorda che i poveri non devono solo essere aiutati, ma devono farci riflettere, perché il loro punto di vista è quello giusto per giudicare il nostro standard di vita. Nessuno ci chiede di ridurci in povertà, ma di vedere se non esageriamo nelle pretese e attese e se non cediamo alle false offerte del consumismo. Non potremmo vivere con meno ed essere ugualmente felici? Ricordiamo l’ammonimento di Gesù: la qualità della vita “non dipende da quanto possediamo” (cf. Lc 12,15).

Missione di misericordia

Provvidenziale viene l’anno della misericordia indetto dal papa e che inizia con la prossima festa dell’Immacolata. La misericordia deve diventare la legge del mondo globale, che è stato unificato in molti aspetti esterni, ma che cerca ancora un cuore che veramente ne sia il centro.

Solo Dio e il suo Cristo possono fare questo miracolo, anzi già l’hanno fatto lasciando ora a noi di "fare del mondo una sola famiglia", come diceva san Guido Conforti. Egli ha fondato i missionari saveriani come famiglia per essere un piccolo nucleo di comunione, attorno al quale si coaguli la ricerca dell'unità del mondo nella solidarietà.

È questa la missione dei saveriani e dei loro amici. Questo è l'invito che ci viene dalla festa del 5 novembre, memoria della nascita al cielo del nostro padre e fondatore, mentre il nuovo anno 2016 è ormai alle porte, per il quale vi anticipiamo con il calendario gli auguri più fraterni di grazia e pace.



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