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La gioia trasforma il mondo

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Quando si legge Evangelii gaudium, non si può non essere impressionati dalla semplicità immediata delle immagini usate dal papa. Non si dimenticherà facilmente l’espressione, “la chiesa non è una dogana” (47), per dire che la chiesa accoglie tutti senza domandare documenti né far pagare il dazio; oppure, il confessionale “non deve essere una sala di tortura” (44). Espressioni molto azzeccate, anche se inusuali.

In occasione della Pasqua è spontaneo tornare all’invito alla gioia, un tema che si trova nel titolo stesso dell’esortazione e che l’attraversa tutta. Senza negare le croci che tutti dobbiamo portare, il papa lamenta che “ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di quaresima senza pasqua” (6).

Lasciamoci incontrare…

Il vangelo della pasqua invece è annuncio di gioia, quella vera che solo Gesù può dare, frutto della quaresima che sfocia nel cammino di Emmaus, dove il Signore ci accompagna, ci spiega il senso della sua morte e alla fine ci si rivela nel gesto eucaristico dello «spezzare il pane».

Il papa invita tutti a rinnovare “oggi stesso” l’incontro personale con Gesù Cristo, o almeno la decisione “di lasciarci incontrare da lui e di cercarlo ogni giorno senza sosta”, perché tutti siamo chiamati “alla gioia portata dal Signore”.

E continua: “Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada” (3).

Dell’Eucaristia poi dice che essa “non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (47).Pasqua ci parla di una vita nuova “insieme con Gesù”; di una presenza che sveglia nel nostro cuore la speranza cristiana che illumina la vita. La speranza vera, quella che non delude, viene dalla certezza che l’amore di Gesù non può venire mai meno.

Cuore credente e generoso

Anche in Africa (questo editoriale vi giunge dal Burundi, dove attualmente mi trovo), la parola del papa sveglia la fierezza e la gioia dell’essere cristiani. La gioia non viene dall’avere molte cose. Qui i cristiani spesso sono poveri e vittime di tutte le miserie, anche di quelle meteorologiche che si trasformano in catastrofi, com’è successo nei quartieri poveri della capitale Bujumbura, alcune settimane fa.

Una pioggia durata varie ore nel cuore della notte ha fatto cadere migliaia di casette di fango della povera gente e ha ucciso nel sonno molte persone, soprattutto bambini. Lo strazio è stato enorme, ma ora la gente ha ritrovato la forza di riprendersi.

Da dove viene a questa gente la forza con cui ostinatamente ricomincia a vivere? Ce lo dice il papa: non certo dalle promesse dei “grandi” della terra, non dalle offerte della società tecnologica, ma dal “cuore credente, generoso e semplice… che attinge alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio, che si è manifestato in Gesù Cristo” (7).

Risposta concreta d’amore

L’invito alla gioia il papa lo fonda nella bellezza della carità, dell’amore di Dio per noi e dell’amore fraterno come espressione concreta della nostra risposta a Dio, cioè della “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6).

Arturo Paoli ha dichiarato il suo stupore perché il papa “uomo dottissimo di pensiero, assume questo atteggiamento così chiaro e diretto, semplice ed eloquente” e perché Francesco conta di far uscire la chiesa dalla crisi attuale non riaffermando la dottrina, pur sempre necessaria, ma invitando tutti a portare il vangelo nelle periferie e a scegliere la carità e “il servizio umile e generoso alla giustizia, alla misericordia verso il povero” (194).

Il bene e la felicità altrui

Ogni volta che ci incontriamo con un essere umano nell’amore, dice il papa, “ci mettiamo nella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a Dio. Ogni volta che apriamo gli occhi per riconoscere l’altro, viene maggiormente illuminata la fede per riconoscere Dio. Come conseguenza di ciò, se vogliamo crescere nella vita spirituale, non possiamo rinunciare a essere missionari” (272).

La missione consiste nel cercare il bene del prossimo e la felicità degli altri.

Questa, secondo papa Francesco, è la verifica della verità di un’autentica celebrazione della Pasqua. Infatti, “noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i nostri fratelli” (1Gv 3,14).

Felice Pasqua a tutti !



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