La generosità del contadino
Si racconta che un contadino, tutti gli anni, piantava granoturco nei suoi campi. Finalmente, riuscì a produrre il granoturco migliore di tutta la regione. Se i suoi vicini ottenevano cinque pannocchie per grano, lui ne produceva cinquanta. L'uomo lasciava una buona quantità di sementi per piantarle nell’anno seguente e per regalarle a tutti i vicini, che erano ben contenti di questa prodigalità.
Un giorno gli chiesero perché lo facesse. Rispose: “Se i miei vicini avranno buon granoturco, i miei campi ne saranno avvantaggiati. Gli insetti e i venti che trasportano il polline da un campo all’altro, non fanno caso se i campi sono miei o di un altro... La qualità del mio raccolto migliorerà nella misura in cui migliora quella dei vicini”.
Questa intelligenza è assente dalle trattative destinate ad affrontare il problema della lotta al coronavirus. Il contadino appassionato aveva capito che la fecondità dei suoi campi dipendeva da fattori che egli non dominava: il polline, i venti… E cercò di rimediare. La sua apparente generosità era frutto di un calcolo intelligente. Nelle trattative in corso per garantire a tutti gli abitanti del pianeta i vaccini, invece, c’è chi sembra ignorare che, se non si vince la battaglia ovunque, il pericolo resterà reale per tutti.
Non dire mai quelle parole insolenti: “Cosa mi importa degli altri? Io mi faccio gli affari miei!”. “Non penserai mai tanto ai tuoi affari come quando ti prendi cura del bene degli altri” (San Giovanni Crisostomo).