La forza della Parola: Annunciarla, dovere di tutti noi
Questi mesi che ci separano dalla canonizzazione del nostro padre e fondatore mons. Guido Conforti (domenica 23 ottobre p.v.) è bene che ripensiamo e ci confrontiamo con il dono spirituale che il nuovo santo offre al popolo di Dio e ai suoi pastori. Il pensiero dei molti uomini che non conoscono la Parola della salvezza aveva fatto sentire al giovane don Guido l'urgenza di fare qualcosa per l'evangelizzazione del mondo. Così sono nati i saveriani, come li ha voluti chiamare il fondatore, affidando loro il grande missionario Francesco Saverio come patrono e modello.
Oggi la facilità delle comunicazioni non riduce quest'urgenza, anzi la moltiplica; perché mentre siamo in grado di raggiungere ogni angolo della terra, la Parola di Dio fa invece più fatica a diffondersi e troppo pochi sono gli uomini a disposizione della missione. "La missione è ancora agli inizi", diceva accorato Giovanni Paolo II. Mai come oggi è chiaro che il mondo da solo non si salva, anzi rischia di perdere anche la speranza.
Il più grande dono di Dio
La salvezza non viene dall'iniziativa o dalle capacità umane, ma solo dal Signore. Ce lo ricorda papa Benedetto XVI nella recente esortazione apostolica Verbum Domini, che sintetizza i suggerimenti emersi nel sinodo dei vescovi del 2008 sulla Parola di Dio. Dopo aver spiegato che "la Parola" è il più grande dono di Dio, anzi è il Figlio stesso di Dio fatto uomo, che con il suo Spirito fa vivere la chiesa, nella terza parte del documento il papa richiama l'urgenza della missione affidata al popolo di Dio: annunziare la Parola della salvezza a coloro che ancora non la conoscono.
La missione di Gesù è consistita nel "raccontare Dio" e il suo regno. Oggi questa Parola la troviamo nella bibbia e nella memoria della chiesa. È una Parola vivente, carica di speranza, che può sostenere il mondo in questa stagione di tensioni, di conflitti e di disorientamento.
Ma questa Parola attende di essere fatta conoscere al mondo. Questa è la missione della chiesa, di ogni cristiano che appartiene al Corpo di Cristo; una missione che, come il papa ci ricorda, non è "facoltativa o opzionale" nella vita ecclesiale, ma è un compito essenziale di ogni battezzato.
"Non basta quello che faccio..."
L'aveva ben capito mons. Conforti che non si era accontentato del suo lavoro pastorale nella chiesa di Parma, dove ancora giovane già occupava compiti di grande importanza, ma che sentiva di avere quest'altro compito: annunziare il vangelo ai non cristiani. Per realizzarlo aveva messo a disposizione tutto se stesso e tutto quanto aveva ereditato da suo padre Rinaldo. E nel 1895 fondò la famiglia dei missionari saveriani, gente pronta per questi servizi d'avanguardia, che egli diresse fino alla morte, mentre in obbedienza al papa guidava anche la diocesi di Parma. Non aveva detto: "basta quello che già faccio!".
Oggi sembra che la chiesa faccia fatica a trovare persone per la missione. Le urgenze qui sono molte (e lo erano anche ai tempi di mons. Conforti), ma "in nessun modo la chiesa può limitarsi a una pastorale di mantenimento a favore di coloro che già conoscono il vangelo di Cristo", scrive il papa. Infatti "lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale" (VD 95).
Infiamma l'ardore missionario
Tutta la vita del Conforti, vescovo di Parma e padre di missionari in Cina, fu infiammata dall'ardore missionario. Nella sua esortazione, il papa ricorda ai missionari che "bisogna permettere allo Spirito Santo di configurarci al Cristo, per partecipare alla sua missione... in modo da comunicare la Parola con tutta la nostra vita" (VD 93).
Questa è stata un'altra delle intuizioni del Conforti, al quale non bastava che i saveriani fossero dei missionari mandati a predicare, ma voleva fossero dei "testimoni del vangelo", una rappresentazione vivente di Gesù casto, povero e obbediente. Alla predicazione avrebbero così aggiunto la testimonianza viva di una vita evangelica da proporre ai non cristiani, perché "l'annuncio della Parola - dice il papa - ha come contenuto il regno di Dio che è la persona stessa di Gesù" (VD 93).
Un impegno serio per noi saveriani e per tutti coloro che condividono la missione tra le genti. Mons. Conforti ci chiede di essere santi! È l'impegno che questa prossima canonizzazione ci riconsegna.