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La ''dottora'' della Brianza

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Ci sono dottori che affermano: "tutti i bambini si assomigliano, tutti i bambini assomigliano a Gesù". Tra loro c'è anche una pediatra il cui ambulatorio, specie nei mesi invernali, è preso d'assalto da extra comunitari. Ecco il suo racconto.

L'ultimo paziente

Mancava una settimana a Natale. Dalle finestre del mio ambulatorio intravedevo la neve cadere silenziosamente... Nella sala d'attesa, l'ultimo paziente: un bambino di cinque anni, riccioli scuri e pelle ambrata, mi attendeva seduto sulle ginocchia del papà. Era pallido e respirava a fatica.

"Da tre giorni - dice papà Giuseppe - ha febbre e tosse, non mangia". Mamma Maria mi guarda preoccupata. Non capisce l'italiano e il marito traduce le mie parole.

Il piccolo Gesù invece parla un italiano perfetto. "Mi fa male qui", ripete con voce flebile, indicandomi lo sterno. Auscultandolo, riscontro una polmonite. Giuseppe mi chiede: "È possibile ricoverarlo in ospedale? La nostra casa è umida e fredda e i caloriferi non funzionano da una settimana".

Strane coincidenze

Predispongo il ricovero del piccolo Gesù e rassicuro Maria, mentre Giuseppe dice che sarebbero dovuti partire dopo qualche giorno per trascorrere il Natale dalla cugina della moglie, Elisabetta.

- "Sarò guarito per Natale?", mi chiede Gesù.

- "Certo! E potrai andare dalla zia Elisabetta...".

- "È importante che io sia guarito per Natale. Ho molto da fare...".

Giuseppe mi spiega che loro figlio parla spesso in questo modo e Maria dice che Gesù è un bambino sorprendente, ma a volte molto misterioso. "I bambini - li rassicuro - sono sempre un po' misteriosi".

Che coincidenza, pensavo: hanno i nomi della sacra Famiglia!

Avrei voluto condividere questi pensieri con loro, ma sapevo che provenivano dall'Egitto, un Paese islamico, e avrei rischiato di urtare la loro sensibilità. Tenni queste considerazioni per me e compilai la scheda di ricovero.

Il segreto da mantenere

Qualche giorno dopo mi reco in ospedale a trovare il piccolo Gesù. Mi dicono le infermiere: "Lo sa che conosce la Bibbia a memoria e la sta raccontando ai bambini ricoverati?". Lo trovo perfettamente in forma, attorniato dai bambini. Mamma Maria, vedendomi, mi viene incontro sorridente e mi stringe la mano sussurrando l'unica parola che conosceva bene in italiano: "Grazie dottora!". Sì, c'era veramente qualcosa di misterioso in quel bambino!

Terminati i suoi racconti, mi avvicino per salutarlo. "Ciao dottora, oggi sto veramente bene. Scriverai la mia storia?". Il mio cuore inizia a fibrillare. Era come se leggesse nei miei pensieri, perché subito aggiunge sottovoce: "Ti svelo un segreto, ma tu lo devi mantenere. Sono Gesù Bambino. Sono venuto come di consueto a portare i miei regali. Sapevo che tu avresti voluto almeno per un giorno essere la pediatra di Gesù Bambino e così mi sono ammalato e tu hai potuto curarmi".

Non sapevo se inginocchiarmi, se abbracciarlo... Mi sentivo confusa. Non capita tutti i giorni di visitare Gesù Bambino! Gli do un bacio sulla fronte e lo saluto un po' sconvolta.

"Scriverai questa storia?"

Il giorno dopo è la vigilia di Natale. Alle 8 del mattino mi reco in ospedale, ma il piccolo Gesù era già stato dimesso in ottime condizioni la sera prima. Sento un gran vuoto. Avrei voluto rivederlo ancora una volta. Mi fermo all'ufficio accoglienza stranieri. L'infermiera è intenta a spostare scatole di giocattoli, vestiti e generi alimentari. Nella notte, era arrivato un benefattore anonimo. Aveva portato un gran carico, senza essere visto. Aveva lasciato solo un foglio con scritto: "per i poveri".

Sorrido e penso a Gesù Bambino. Con un po' di malinconia, torno nel mio ambulatorio. Sulla mia scrivania c'è un regalo. Lo apro con emozione. È un quaderno azzurro, accompagnato da un biglietto:

"Cara dottora, grazie per avermi curato! Spero che scriverai questa storia. Buon Natale!".



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