L’impronta dei giovani
Caro direttore, sono Giovanni da Milano, ho 20 anni e ho partecipato all’ultima GMG a Cracovia. Ho saputo che il prossimo sinodo sarà sui giovani, cosa ne pensi? Giovanni, Milano - via email
Caro Giovanni,
la chiesa, nel prossimo Sinodo (ottobre 2018), cercherà di “aprire gli occhi” sui giovani, dopo aver dato attenzione alla famiglia. Non è facile instaurare il dialogo con loro, ma è ciò che aiuterà a trovare strade nuove per il vangelo.
I giovani respirano l’aria del proprio tempo, potranno “rinnovare” le comunità e farle camminare con loro.
Già papa Giovanni, aprendo il Concilio, auspicava un ringiovanimento della chiesa. Nonostante la crisi e il momento difficile in cui viviamo, è ancora vivo, nel cuore di molti giovani, il desiderio di Dio e la solidarietà con chi soffre. Le comunità cristiane dovranno comunque far sì che i giovani non si sentano troppo “stretti”. Ciò avverrà rinnovando il linguaggio, trovando nuovo slancio missionario (chiesa “in uscita”), offrendo una testimonianza con uno stile gioioso, fraterno, “caldo”, vincendo ogni forma di tiepidezza e chiusura.
Ci auguriamo che, anche grazie ai giovani, nasca un nuovo volto di chiesa, più umana e vicina alla gente, più misericordiosa, coraggiosa e missionaria. Dice mons. Galantino: “Non dobbiamo sforzarci di realizzare comunità sorprendenti; occorre invece recuperare uno stile accogliente, recuperare la qualità umana delle nostre comunità seguendo, sulle parole di papa Francesco, l’invito a osare, a sperimentare, a fare un passo oltre. Più che comunità nuove, oggi abbiamo bisogno di comunità rinnovate. Il principio ‘ero forestiero e mi avete accolto’ diventa vangelo vivente”.
Speriamo che i giovani lascino la loro impronta non solo nella società, ma anche nella chiesa. In molti paesi di missione sta già avvenendo. Continua Francesco: “C’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi, che non vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati, ma mai liberi. No, questo no… Dobbiamo difendere la nostra libertà!”.
È una grossa sfida per la chiesa:
far sì che i giovani non vegetino e non scelgano il divano che li addormenta, ma le scarpe; che costruiscano ponti, non muri! Giovani che lascino un’impronta nella storia di tanti, conquistando l’autentica libertà!