L’amore dato
Da piccoli, nei prati, verso sera si vedevano piccole luci che si muovevano. Sembravano si divertissero a fare dei cerchi, a danzare insieme alla luna. Erano le lucciole. Mi ricordo che cercavamo di prenderle e qualcuna finiva nelle nostre mani, quasi ci riscaldasse, ma poi la lasciavamo andare via, libera per stare insieme con le sue compagne. La lucciola mi ricorda tutte le mamme. Nel buio, fanno luce a tutta la casa, alla famiglia. Sembrano piccole, ma invece sono grandi. Senza di loro, manca qualcosa di importante nella nostra vita. Le lucciole escono di notte per fare luce. Le mamme durante il giorno lavorano, fanno tante cose e sembra che non si stanchino mai. Con la luce del loro amore, si accorgono che c’è sempre qualcosa da fare. Solo loro lo vedono. Una piccola lucina le illumina anche nei luoghi più nascosti. Oltre a mia mamma, questo mi ricorda tanto le mamme africane. Si alzavano presto al mattino, quando ancora non c’era la luce. Loro avevano già acceso il fuoco per fare luce. Dovevano preparare tutto: per il marito e i figli. A volte lasciavano il lavoro alla figlia più grande, perché partivano presto per lavorare nei campi, lontani 10-15 chilometri. Poi rientrando la sera, le aspettava ancora il lavoro di casa: la cena (l’unico pasto del giorno), il riordino della casa, l’ascolto dei figli e del marito. Magari andavano anche all’incontro della comunità di quartiere. Erano sempre le ultime a coricarsi, come facevano i miei genitori. Avevano una luce particolare che le aiutava a vedere ancora nel buio. Si stendevano sulla stuoia e spegnevano la lucina, ma i pensieri continuavano fino a quando anche gli occhi si chiudevano… pronti a riaprirsi al primo sussulto notturno di chi si trova in casa.