In compagnia del virus ebola
È arrivato e passato Natale anche quest’anno. Nel 2013 l’avevo trascorso in ospedale a Makeni con la malaria e la prostata infiammata. Nel 2014… con l’ebola, sempre pronta ad arrivare a Fadugu con ogni mezzo. Ma vi sono vicino (senza infettarvi!) con la mia preghiera e i miei auguri, con il cuore di Dio e con il mio cuore.
La situazione dell’ebola in Sierra Leone rimane ancora molto tragica, anche se non rinunciamo alla speranza. Purtroppo la gente porta ancora in giro questo virus, nonostante tutte le raccomandazioni e precauzioni. Sono anche tanti gli Stati e le ong internazionali (compresa Emergency) che aiutano sia per la prevenzione, sia per la cura e per l’assistenza a coloro che sono in quarantena e agli orfani, che hanno perso genitori e famiglie intere.
Il contagio è in agguato
La chiesa cattolica è molto presente nella nazione con una capillare informazione sui pericoli dell’ebola e sulle necessarie attenzioni da osservare da parte di tutti. Poi i missionari e i sacerdoti si danno da fare per assicurare a tutti coloro che sono in quarantena nelle loro zone, il conforto del Signore insieme a cibo e materiale vario. Papa Francesco ha mandato nei tre Paesi colpiti dall’ebola il cardinale Turkson per assicurarci della sua paterna solidarietà e per darci anche una mano finanziaria.
Nella zona di Fadugu e per quasi tutto il nostro distretto (di colline e montagne) il virus è rimasto abbastanza lontano, ma la possibilità di contagio è sempre in agguato. Abbiamo anche avuto una chiusura totale di cinque giorni della parte settentrionale del Paese, dove viviamo anche noi, per tentare di arginare il contagio. Quindi niente traffico, niente mercato, niente giochi… e niente preghiere pubbliche, a eccezione della sola Messa di Natale.
Mi piange il cuore vedere…
Personalmente sto bene, anche se, come potete immaginare, mi piange il cuore vedere la nostra gente vivere nella paura, i bimbi senza scuola e senza giochi, i mercati deserti...
Ai nostri poveri ci facciamo presenti con qualche pasto un po’ meno sobrio del solito. Ma siamo ben lontani dal risolvere i tanti casi di povertà estrema della gente!
Vi saluto con un grande abbraccio, cosa che qui ormai da mesi, insieme alle strette di mano e al segno di pace, non possiamo più scambiarci per paura di contatti infettivi! Il Signore ci ridia presto la gioia della convivialità fraterna, anche grazie alla vostra preghiera.