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Il vangelo vissuto nella storia

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Il 24 marzo 1980 moriva, durante la celebrazione della Messa, mons. Arnulf Romero, grande profeta del secolo scorso. Era nato in Salvador il 15 agosto 1917. A tredici anni entra nel seminario minore diocesano e successivamente conclude gli studi di teologia a Roma.

Ha difeso e protetto il suo gregge

Nel 1966 è eletto segretario della conferenza episcopale dei vescovi del Salvador. Nel 1970 è nominato vescovo. Si pensa che il momento della “conversione” di Romero fu la morte di p. Rutilio Grande. Romero stesso avrebbe detto che la sua non era stata una conversione, ma un’evoluzione, che lo portava a trovare il proprio posto accanto ai poveri. Ha voluto sostituire p. Rutilio per essere vicino ai contadini.

Romero con la sua vita ci ha dato un messaggio, quello del vangelo vissuto nella storia attuale.

In una lettera scritta per la beatificazione (23 maggio 2015), papa Francesco diceva che nei tempi difficili Oscar ha saputo guidare, difendere e proteggere il suo gregge, rimanendo fedele al vangelo e in comunione con la chiesa. Il suo ministero si è distinto per una particolare attenzione ai più poveri ed emarginati.

“Nel momento della sua morte, mentre celebrava il Santo Sacrificio dell’amore e della riconciliazione, ricevette la grazia di identificarsi pienamente con Colui che ha dato la vita per le sue pecore”.

Il martirio non fu improvvisazione

Oggi, a 37 anni dalla sua morte, si sente come pressante ed evangelica la sua testimonianza, che lo ha portato fino al martirio. Le sue parole, pronunciate in un’omelia poche ore prima di morire, riflettendo sul quinto comandamento (“non uccidere”), sono di un’attualità sconvolgente. Quante persone, ancora oggi, come lui muoiono!

Era un sacerdote buono, un vescovo saggio. Amava la chiesa, il papa e il suo popolo. Il suo martirio non fu un’improvvisazione. Le sue parole erano sempre un incitamento alla conversione, concordia e responsabilità. La sua carità si estendeva anche ai persecutori. Era un pastore misericordioso.

Pastore e martire nostro

Mi piace riportare alcune parti di una poesia di Pedro Casaldaliga.
L’angelo del Signore annunciò il vespro…
Il cuore del Salvador segnava 24 di marzo e di agonia.
L’angelo del Signore annunciò nel vespro,
e il Verbo si fece morte, un’altra volta, nella tua morte;
come si fa morte, ogni giorno, nella carne nuda del tuo popolo.

E si fece vita nuova! Nella nostra vecchia chiesa!
San Romero d’America Pastore e Martire nostro!
Romero della pace quasi impossibile su questa terra in guerra.br /> Romero in fior violetto della speranza, incolume di tutto il continente.

Romero della Pasqua Latinoamericana.
Povero Pastore glorioso, assassinato a pagamento, a dollaro, a valuta.
Povero Pastore glorioso, abbandonato
dai tuoi stessi fratelli del pastorale e di messa…!

I tuoi poveri si ti accompagnavano,
in disperazione fedele
pastore e gregge, allo stesso tempo, della tua missione profetica.
Il popolo ti fece santo.

L’ora del tuo popolo ti consacrò nel Kairós.
I poveri t’insegnarono a leggere il Vangelo.
Come un fratello ferito da tanta morte sorella,
tu sapesti piangere, solo, nell’orto.

Sapesti aver paura, come un uomo in combattimento
Però sapesti dare alla tua parola, libera, il suo suono di campana!
E sapesti bere al doppio calice dell’altare e del popolo,
con una sola mano consacrata al servizio.



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