Il valore del tempo che passa
Cosa c’è di più normale di un Arrivederci? Usiamo spesso questa parola con noncuranza come saluto per un incontro a breve, ma anche con un accento diverso di voce per salutare qualcuno che parte e che sarà lontano per un tempo più o meno lungo. A febbraio abbiamo detto arrivederci a p. Giuà che ritornava nel suo Bangladesh, dopo un periodo di vacanza in famiglia. Devo essere sincero, ho la sensazione che il concetto di vacanza non sia ben chiaro a p. Giuà. Infatti, ha incontrato amici, gruppi parrocchiali, ha organizzato serate di animazione missionaria e ha fatto ministero. In particolare, è stato bello vivere una serata all’insegna dell’amicizia in casa saveriana. Persone con storie e cammini diversi, ma avendo in comune l’incontro e l’amicizia con Giuà, si sono ritrovate attorno alla sua esperienza umana e pastorale. Ci ha raccontato con semplicità ciò che lo avrebbe atteso al suo rientro in Bangladesh. Ci ha reso partecipi delle gioie e delle fatiche della sua vita di missionario, delle cose che, dopo anni, ancora fa fatica a digerire. Sono stato catechista di p. Giovanni (Giuà) Gargano per un anno e vederlo oggi mi ha fatto capire che ha una fede così grande da aver resistito alle mie catechesi poco ortodosse e leggermente confuse. Più lo guardavo e più pensavo che è proprio un bravo guaglione! Intanto, Maria Cristina Palumbo, laica saveriana di Salerno, è tornata in Bangladesh. Scrive: “Prima domenica con tre battesimi qui alla missione di Noluakuri, dove è parroco p. Giuà. Il caldo non manca, ma le emozioni da quando sono arrivata mi stanno inondando. Tante cose sono cambiate, ma per tante altre sembra che il tempo non sia mai passato”.