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''Il Signore è risorto!''

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In Thailandia la grande festa della Pasqua passa in sordina: i cristiani sono così pochi che a volte è difficile radunarli per le celebrazioni, e poi siamo nel bel mezzo delle vacanze scolastiche, che qui vanno da metà marzo ai primi di maggio.

Dal 13 al 15 aprile c'è stata la festa dell'anno nuovo thailandese: siamo nel 2554, secondo il calendario buddhista. Durante la settimana di festa, la gente si è trovata in famiglia per il rito della benedizione: versano l'acqua sulle spalle degli anziani e poi agli altri componenti della famiglia. Alla fine poi sono andati tutti per le strade per i tipici "gavettoni", a rinfrescarsi dall'afa della stagione più calda dell'anno. E non è mica male!

Speranza e fiducia nel bene

In un clima non proprio quaresimale abbiamo cercato di prepararci alla Pasqua cristiana; si sente che in questa nazione niente richiama alla nostra fede... Così mi sono rimaste impresse le parole di Gesù: "Andate nella città e dite che il mio tempo è vicino e che vorrei celebrare la Pasqua insieme ai miei discepoli". 

Il Signore vuole celebrare la sua Pasqua presso di noi. È un mistero di morte e di vita, un passaggio dalla paura e dal dubbio alla fede; è un continuare a credere nonostante la fatica e l'irrisione del mondo; è una speranza fiduciosa nel bene, benché sembri vincere la furbizia, l'arroganza, il potere. Il Signore vuole fare la sua Pasqua presso di noi: è Lui che ci dà la forza, che ci insegna la strada per la vita vera.

Andare all'essenziale

Mi capita spesso qui in Thailandia di trovarmi al centro dell'attenzione per cose che da noi sono o dovrebbero rientrare nella normalità. Ad esempio, dopo una visita a un anziano a casa per portargli un po' di cibo, o a un ammalato all'ospedale che non è assistito dai parenti, la gente mi chiede perché io, straniera, me ne occupo: cosa ho a che fare con quella persona, se non mi è parente?

Questo mi fa riflettere sulla novità del vangelo, perché  l'amore gratuito, il "lavare i piedi dell'altro", il perdono, il vivere da fratelli e figli, ce lo ha insegnato Gesù Cristo. La missione in Thailandia mi porta ad andare all'essenziale. E le nostre celebrazioni, anche se private dei bei canti e degli addobbi, prendono vita nel nostro quotidiano, nel nostro sperare ogni giorno in lui.

Mi piace pensare che dovunque siamo, qualunque sia la nostra vocazione, noi siamo luce e segno della vita piena di Cristo.

Vi saluto, chiedendo al Signore di darci la grazia di capire sempre di più quanto siamo "fortunati" a conoscerlo, e a vivere del suo amore.



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