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Il ritiro spirituale dei diciottenni

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Tre giorni in ritiro spirituale con altre persone sconosciute crea in ognuno di noi difficoltà, però allo stesso tempo, è una sfida per aprire il nostro animo e condividere dubbi e paure.

La prima sera don Michele, don Rossano e i quattro educatori (Giancarlo, Serena, Claudio e Francesca) ci hanno chiesto di spiegare il motivo per cui abbiamo deciso di seguire questo percorso e di disegnare un logo che ci rappresentasse. Molti ragazzi volevano trovare risposte e rafforzare la loro fede. Per me la fede era diventata qualcosa quasi da nascondere, per paura dei giudizi altrui.

Il primo giorno, la definizione che mi è piaciuta di più è che fede vuol dire avere fiducia. A fine riflessione collettiva, ci hanno consegnato alcuni passi della Bibbia. Li abbiamo letti e meditati da soli per due ore e un quarto. Nel pomeriggio, invece, abbiamo parlato della chiesa e della sua funzione. Prima di cena ci siamo divisi in gruppi. Abbiamo avuto modo di confrontarci e di dar sfogo ai nostri pensieri. In serata ci siamo recati al monastero della Visitazione di Como.

Il secondo giorno, il vescovo Oscar ci ha spiegato cosa vuol dire libertà, stravoltgendo il nostro modo di pensare. Dopo cena, c’è stata la veglia, ci siamo confessati e abbiamo organizzato i turni per l’adorazione dell’Eucarestia durante la notte.

L’ultimo giorno ci siamo recati ad Ossuccio, al santuario contornato dal rosario. Infine, Eucarestia e pranzo in trattoria. Dopo aver mangiato, ognuno ha scritto un impegno da mantenere in ambito parrocchiale.

Questa esperienza ha lasciato un’impronta nel mio cuore. La consiglierei ai prossimi diciottenni; avrete la possibilità di crescere nell’animo e di legare con persone nuove in maniera inaspettata.



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