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Il pensiero, la responsabilità, la gratuità

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Avrei voluto scrivere di Enea il bambino lasciato in ospedale dalla mamma per garantirgli un futuro e aiutato da una… catena d’amore. Ma non trovavo le parole giuste. Avrei voluto ricordare Julia Ituma, la giovane pallavolista inghiottita nel buio di una notte turca che ha lasciato “un’enigma incomprensibile”, come ha ricordato il vescovo di Milano mons. Delpini, e un vuoto di dolore per famiglia e compagne. Ma le parole in questo caso sono di troppo. Avrei voluto scrivere dell’assurdo uso delle armi domestiche negli Stati Uniti, dove in 24 ore è stata uccisa una ragazza di 20 anni e ferito un ragazzo di 16 perché avevano imboccato un vialetto diverso e suonato al campanello sbagliato. Ma le parole sarebbero state più feroci delle pallottole per una tragedia continua, in cui il diritto alla difesa ha valicato ogni limite.
Poi, arriva un’amica e mi racconta del suo impegno per formare educatori ed animatori in vista del prossimo Grest parrocchiale. Il don ha chiamato lei ed altre figure storiche (la vecchia guardia) perché c’erano alcune difficoltà. Viene stilato un programma di formazione con cinque incontri sullo spirito del Grest e sul ruolo dell’educatore. Ma gli educatori (dai 20 anni in su) non si vedono, sono discontinui. E gli animatori sono svogliati, mostrano disimpegno, soprattutto non hanno interesse per una riflessione, per comprendere cosa c’è alla base di un Grest. L’oratorio è considerato un luogo ludico, un’alternativa a casa propria. La conseguenza è stata rivedere il programma previsto. E dalla ‘formazione teorica’ sono stati costretti a passare a quella pratica: creare la scenografia, scegliere i materiali, pensare ai giochi. “Non siamo riusciti a lavorare sul pensiero. Nessuno si chiede come organizzare, quale messaggio trasmettere, dove inserire il momento di preghiera, in attesa sempre di qualcun altro che… apparecchi”, racconta l’amica.
Il servizio, la gratuità di cui un oratorio necessita stanno venendo meno, soprattutto nelle fasce più giovani? Caso isolato o uno spaccato del mondo giovanile di oggi? Non c’è l’accusa di fare qualcosa di male, ma di NON prendersi una responsabilità, di stare a ruota… La domanda principale, però, è un’altra: noi del mondo adulto siamo interessati a preparare i più giovani all’assunzione di responsabilità, alla solidarietà, alla gratuità, al servizio? Siamo di esempio o il disinteresse prevale a tutti i livelli? Perché la mancanza di voglia di pensiero sembra coinvolgere ogni campo della società.



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