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Il missionario ''più distinto'': Conforti descritto da Papa Giovanni

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Il vescovo Conforti si è adoperato a portare unità e armonia dentro il variegato movimento missionario, germinato in Italia dopo la prima guerra mondiale.

Preti e vescovi "missionari"

Lo storico Angelo Manfredi nota che, in quegli anni, convulsi anche per la situazione politica italiana, un'associazione di sacerdoti e vescovi, denominata "Unione missionaria del clero", conosceva grande diffusione a livello nazionale. Fondata nel 1916 da p. Paolo Manna, missionario del Pime reduce dalla Birmania, per un decennio ha avuto come presidente mons. Conforti.

Egli contattò personalmente molti vescovi per istituire sezioni locali dell'associazione. Diresse convegni in diverse città d'Italia, per risvegliare la coscienza missionaria di vescovi e preti. L'interesse era tale che nel 1919, quando Benedetto XV scrisse la "Maximum illud", un decimo di preti e vescovi italiani era già iscritto. Lo stesso Papa aveva ascoltato mons. Conforti durante la stesura di quella prima enciclica missionaria della storia, che ha segnato una svolta nella diffusione della fede.

Nell'ottobre del 1920, l'Unione missionaria del clero celebrò a Roma il primo congresso nazionale. Alla presenza del Papa, mons. Conforti elaborò il progetto dell'associazione, dandole come fondamento evangelico la parola di Gesù: "Ci sono altre pecore che non appartengono al mio ovile, ma che io devo raccogliere, affinché si formi un solo ovile sotto un solo pastore". E mise in valore il dovere missionario di tutti i battezzati.

Due santi s'incontrano

Ma c'è un'altra bellissima credenziale: l'incontro tra mons. Guido e il giovane prete bergamasco don Angelo Roncalli, chiamato a Roma per stemperare le tensioni all'interno del movimento missionario; un affare da trattare con molta carità.

Il 26 aprile 1922 don Angelo Roncalli sale lo scalone dell'episcopio di Parma. Lo attende un vescovo santo, un vescovo che vive la vocazione missionaria come dimensione costitutiva e permanente della sua missione di vescovo. Nella sua diocesi ha promosso una pastorale di primo annuncio.

Come andò quell'incontro? Non lo sappiamo. Ma il futuro papa Roncalli, a 35 anni di distanza, in occasione del 25° anniversario della morte di Conforti, ricorda così quel 26 aprile del 1922: "In un mio vecchio diario leggo fissate a questa data le sole parole: «Visita preziosa a mons. Conforti».

Parma e tutto il mondo

E prosegue: "L'avevo già incontrato dodici anni innanzi a Milano, in un congresso per gli oratori della gioventù. Lo scorsi appena a distanza allora, e mi colpirono la sua dignità e la sua dottrina. Ora invece lo cercavo come espressione episcopale la più distinta in Italia di quel felice movimento missionario suscitato dalla enciclica "Maximum Illud" di papa Benedetto XV. Lo cercavo come rappresentante di quella completezza del ministero sacro delle anime che associa il vescovo al missionario, vescovo di Parma ma missionario per tutto il mondo...

Ero ai primi giorni di un servizio per me inaspettato che il santo Padre mi aveva commesso: la riorganizzazione delle varie istituzioni di cooperazione missionaria. Nulla di più naturale per me, che il cercare rapporti devoti e rispettosi con un prelato che tutta Italia guardava con tanta ammirazione per le sue qualità di saggezza, di mansuetudine, di sollecitudine pastorale, a cui aggiungeva singolare attrazione la paternità di un istituto missionario.

Tale mi apparve in quel primo incontro dell'aprile del 1922; tale lo seguii in incontri successivi, a Parma, a Roma, altrove. Prelato perfetto, pastore eminente nella compiutezza del servizio sacro di vescovo della chiesa di Dio: cioè inchinato sulla porzione di lavoro affidatagli dalla divina vocazione e dalla sua obbedienza; ma dallo spirito, dal cuore grande e aperto alla vasta concezione della chiesa di Gesù...".

Ci vorrebbe ancora...

Alla luce dei fatti, non sembra azzardato riconoscere che quell'incontro tra due santi creò le premesse per il passaggio alla "missione come cooperazione tra le chiese", che fu poi compiuta dall'enciclica "Fidei donum", di Pio XII nel 1957 e dal concilio Vaticano II. E nella contingenza storica attuale, in cui gli scenari della speranza si sono fatti angusti, soprattutto per i giovani, san Guido ci aiuti a comprendere e intraprendere la nuova strategia della missione.



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